Tempio Pausania, come testimoniano gli strumenti in selce e i contenitori in ceramica giunti fino a noi, era già abitata in epoca preistorica e prenuragica. Il villaggio sotto roccia del Monte Lu Finocchiu, le tombe di Monte di Deu e i nuraghi Izzana, Agnu, Polcu (a thòlos) e Maiori ci indicano, inoltre, che numerosi insediamenti occupavano il territorio.
In età imperiale (I secolo a.C.) è probabile che, nei pressi della vicina Calangiani (oggi Calangianus) – o a Monte Rennu (sul fiume Coghinas), nei pressi di Perfugas – si fosse sviluppato il centro romano di “Gemellae”.
Nel 1173, la cittadina venne per la prima nominata, come Templo, in un atto tra la Primaziale di Pisa e il vescovo di Civita (oggi Olbia); più tardi fu, invece, citata come Villa Templi.
In epoca giudicale, Tempio venne nominata capoluogo della Curatoria di Gemini, una delle divisioni amministrative del giudicato di Gallura (finito poi in mano pisana dopo la morte, nel 1296, di Nino Visconti).
Come il resto della Sardegna, anche Tempio Pausania, conobbe, a partire dal 1323, la dominazione aragonese e per, lunghi anni, fu teatro di rivolte filo-arborensi.
Protagonista, nel corso del XV secolo, di un buon sviluppo economico e demografico (messo in moto anche da un’ondata di immigrazione dalla Corsica); a partire dal 1560 – in seguito anche alla decadenza del centro di Terranova – divenne il principale centro della Gallura.
Tempio, che nel 1571 passò alla famiglia De Portugal, fu colpita solo marginalmente dalle epidemie del 500 e, nel corso del 600, divenne sede di un importante mercato bovino (frequentato anche da commercianti iberici e da piccola nobiltà) e si sviluppa a livello urbanistico: iniziarono, infatti, a far la loro comparsa i tipici palazzi realizzati con blocchi di granito. Nel 1630, per volere della famiglia de Portugal, Tempio e la Gallura, condivisero le proprie sorti con quelle del Marchesato di Orani.
La peste scoppiata nel 1651 decimò Tempio; tuttavia la cittadina seppe riprendersi abbastanza in fretta: oltre ad essere innalzati diversi palazzi nobiliari, nel 1665 venne inaugurato il collegio dei padri Scolopi e nel 1687 si insediò un monastero di cappuccine.
Come il resto della Sardegna, anche Tempio nel 1720 – in pieno boom demografico – finì sotto il controllo dei Savoia.
Un secolo più tardi, nel 1821, la cittadina contava 7.00 abitanti, ma in seguito alla riorganizzazione amministrativa dell’isola, la Prefettura di Tempio viene soppressa ed accorpata a quella di Ozieri. I nobili locali, fedeli ai sabaudi, videro comunque rafforzarsi il loro potere (al punto dal avere una notevole influenza alla corte cagliaritana dei Savoia).
Dimostrazione della straordinaria crescita di Tempio si ha nel 1833, quando la cittadina – elevata al rango di Città da re Carlo Alberto 3 anni più tardi – divenne capoluogo della nuova Provincia di Gallura, la più estesa dell’isola con 2.138 km².
In seguito alla riforma amministrativa (Decreto Rattazzi n.3702 del 23 ottobre 1859) ed all’Unità d’Italia, la Sardegna si ritrovò con due sole province (Cagliari e Sassari) e Tempio fu declassata a capoluogo di Circondario, sede di Sottoprefettura.
Alla fine dell’Ottocento al nome Tempio Pausania venne aggiunta la denominazione “Pausania“, probabilmente in riferimento all’antica sede vescovile di “Phausania” (villaggio sorto sui ruderi – o nei pressi – dell’Olbia romana).
Tempio, nel corso del Novecento, si configurò come una della città più sviluppate della Sardegna: oltre ad essersi dotata di un ospedale (1911) e di buoni collegamenti ferroviari, fu tra le prime a contare su un servizio telefonico extraurbano.
Il 20 gennaio 1915 a Tempio venne fondata la Brigata Sassari e fu, quindi, sede del 152º reggimento di Fanteria, costituito da oltre 3000 soldati; nel 1933 invece fu sede del 59º Reggimento Fanteria “Calabria”.
Questi insediamenti militari, dopo la seconda guerra, vennero, gradualmente, dismessi; sempre nella seconda metà del Novecento, in seguito al ripopolamento dell’area costiera, diverse frazioni ottennero l’autonomia comunale: l’estensione di Tempio, viene, dunque, notevolmente ridotta.
Nel 2001 venne istituita la provincia di Olbia-Tempio (attiva dal 2005 al 2016); l’ente, attualmente, ma provvisoriamente (fino alla completa soppressione di tutte le province) è sostituito dalla Zona Omogenea di Olbia-Tempio ai fini dell’esercizio autonomo delle funzioni provinciali nell’ambito della provincia di Sassari.
Tempio Pausania, in provincia di Sassari, si estende su una superficie di 210,82 km², nel cuore della Gallura, ai piedi del Monte Limbara. La cittadina, comprendente anche 3 frazioni principali (Bassacutena, Nuchis, San Pasquale), ospita quasi 15.000 abitanti (tempiesi).
La cittadina di Tempio, circondata da diversi vigneti, confina con gli abitati di Aggius, Aglientu, Arzachena, Berchidda, Bortigiadas, Calangianus, Erula, Luogosanto, Luras, Oschiri, Palau, Perfugas, Santa Teresa Gallura e Tula.
La cittadina, con un’altitudine di 566 m s.l.m. si sviluppa su un altopiano, circondato da alte vette. Tra queste si ricorda il già citato Monte Limbara, massiccio montuoso (1 362 m s.l.m. la punta più alta), habitat di numerosi animali selvatici e specie rare (come l’aquila reale ed il corvo imperiale) e ambita meta di escursionisti e amanti della natura.
Ai piedi del Monte Limbara vi sono le sorgenti di Rinaggiu, dalle quali sgorga un’acqua oligominerale, con un alto tenore di silice, dalle preziose proprietà curative. Tempio, quindi, è anche un rinomato centro termale (specializzato nelle cure idropiniche), frequentato soprattutto da chi soffre di patologie dell’apparato urinario e problemi di circolazione sanguigna.
Caratteristica del centro di Tempio è la presenza di edifici – seicenteschi e settecenteschi – realizzati con blocchi di granito grigio.
A pochi km dall’abitato, in località Conca Marina, si può ammirare l’area archeologica del Nuraghe Majori, di pianta sub-circolare è realizzato con blocchi granitici di grandi e medie dimensioni.
Meritano menzione anche il Nuraghe Izzana Nuraghe (probabilmente il più grande della Gallura) ed il Nuraghe Tanca Manna (sebbene in pessimo stato di conservazione).
Tra le feste più importanti di Tempio c’è il Carrasciali timpiesu, il Carnevale, un evento folkloristico e culturale che attira, ogni anno migliaia di visitatori.
È, infatti. il più importante Carnevale allegorico sardo ed è membro (come Viareggio, Cento e Fano) dell’esclusiva Federazione Italiana Carnevali.
Dal giovedì grasso al martedì grasso, le vie del centro, si colorano con sfilate di carri allegorici e balli in maschera dalle origini molto antiche.
Tra le maschere protagoniste, si ricordano:
Durante i sei giorni del carnevale – considerato uno dei più coinvolgenti della Sardegna – si svolgono quattro sfilate, in quattro diversi giorni: il giovedì grasso, la domenica, il lunedì (sfilata dei bambini) e infine il martedì grasso; durante quest’ultimo giorno la festa si conclude con il processo ed il rogo, in piazza, di Sua Maestà Re Giorgio (in passato “Ghjogliu Puntogliu”, rappresentante del “potere seduto sul trono”).
Altro appuntamento atteso dai tempiesi e dai turisti è il Festival internazionale del folklore; giunto quest’anno alla sua 34° edizione, l’evento, organizzato in luglio dall’Accademia Tradizioni Popolari Città di Tempio, prevede la partecipazione di numerosi gruppi etnici provenienti da ogni angolo del globo (in rappresentanza di tutti i continenti) e diversi gruppi folkloristici sardi. La festa inizia alle 19.30 con l’allegra sfilata dei gruppi partecipanti; cuore della festa è però piazza Gallura: è qui che si svolgono le esibizioni (tra cui quella molto attesa dei bambini dell’Accademia Tradizioni Popolari “Città di Tempio”).
Sempre in luglio, Tempio, ricorda uno dei più grandi cantautori italiani (Fabrizio De Andrè) con il Festival Faber.
A fine agosto. la cittadina, festeggia per 3 giorni il suo Santo Patrono (o meglio i suoi Santi Patroni): san Paolo Eremita e la Vergine del Buon Cammino.
Come sempre, il programma sia civile (concerti, pranzi conviviali, serate karaoke) e religioso è decisamente ricco. Il primo giorno (solitamente il sabato) si svolge il corteo delle bandiere; partendo dall’abitazione del custode della bandiera della Madonna di Buoncammino si arriva all’abitazione del custode della bandiera di San Paolo Eremita.
Dopo “l’incontro” i due vessilli raggiungono la Chiesa di Sant’Antonio (dove verranno benedetti), passando per il centro storico. Il giorno successivo, in onore di San Paolo Eremita si svolge la suggestiva processione dei gruppi folkloristici, dei Cavalieri e della Banda Musicale.
L’ultimo giorno di festa si conclude con la processione dedicata alla Vergine del Buon Cammino.
Il primo fine settimana di settembre si celebra, invece, Sant’Isidoro agricoltore: anche in quest’occasione si svolge un suggestivo corteo delle Bandiere, anche se il clou della festa si ha con la processione che vede la partecipazione dei tradizionali “carri a boi”, di Gruppi Folkloristi sardi, dei Cavalieri in Costume, del Gruppo dei Devoti di Sant’Isidoro e della Banda Musicale del paese.
Anche Tempio, celebra con devozione e passione i riti della Settimana Santa che si aprono, tradizionalmente, con la processione delle Palme della Domenica ed entrano nel vivo il Giovedì Santo (caratterizzato anche dalla messa crismale durante la quale viene benedetto l’olio delle Cresime) ed il rito della lavanda dei piedi.
Il venerdì Santo, invece, si svolge il partecipato rito di “S’iscravamentu”: dopo la via crucis che attraversa il centro storico con i simulacri della Vergine Addolorata e del Cristo Crocifisso, si svolge la rappresentazione della deposizione del Cristo dalla croce e della sepoltura.
Infine, la mattina di Pasqua è il momento de “S’incontru, l’incontro, nel cuore del Paese, tra la Madonna e il Cristo risorto,
Tempio è famoso, in Italia e nel mondo, per l’estrazione e la trasformazione del sughero e del granito.
In sughero, gli abili artigianali, realizzano borse, piccoli gioielli, utensili da cucina, cesta, oggetti d’arredamento e d’uso comune (negli ultimi anni hanno fatto capolino originalissimi porta cellulari e porta tablet).
Il costume tipico di Tempio Pausania è indossato, oggi, solo nelle occasioni importanti, ma viene custodito con geloso orgoglio.
L’abito maschile è composto dalla camiscja (camicia) di tela bianca con pizzo e ricami sul collo mentre i polsi venivano chiusi con i gemelli d’oro e argento; sopra va lu canscju (gilet) di colore rosso (per i più giovani) o nero (per gli adulti). I pantaloni sono corti, in orbace nero, e si indossano sopra i pantaloni più lunghi fatti di lino. Lu gabbanu (il cappotto), in velluto e la berritta (il cappello) di colore nero, completano il costume.
Il costume femminile (nero o rosso, per le giovani) risulta composto da una gonna, un giubbetto e un corsetto verde, lu cenciu, ossia il fazzoletto da annodare sulla testa completa la mise. Rispetto ad altre zone della Sardegna, le donne di Tempio, non erano solite ornarsi con gioielli: si limitavano ad indossare una spilla o semplici orecchini.
La cucina tradizionale di Tempio Pausania, così come quella della Gallura, vede protagonisti piatti derivati dall’attività agropastorale. Protagonisti delle tavole, dunque, sono formaggi, salumi, carne di maiale, pecora e agnello, ma anche miele e zucchero. Questi ultimi due ingredienti non si trovano solo nei dolci, ma anche in altre preparazioni.
Ne sono un esempio le focaccine dolci con i ciccioli di maiale (“Uggiaddini”).
Tra i primi piatti di un tipico menù gallurese c’è sicuramente la suppa cuata, preparata disponendo in una teglia pane raffermo che viene inumidito con brodo di carne ed insaporito con formaggio (talvolta anche pecorino stagionato) ed erbette.
Molto diffusa è anche la Mazzafrissa: un tempo preparata con la panna del latte di pecora, oggi, per comodità viene fatta con panna di latte vaccino ed un po’ di semola.
Un tempo vero e proprio secondo piatto, oggi è più altro un contorno.
Da provare sono anche Li Pulilgioni ravioli dal dolce ripieno di ricotta e la Trippa di vitello gallurese, spesso servita con fagioli.
Tra i dolci, menzione d’onore la meritano i golosi Copulettas, ripieni di marmellata, sapa, miele e mandorle, ricoperti da uno strato di glassa e decorati con palline colorate. il dolce tipico del Carnevale Tempiese è rappresentanto dagli Frisgioli, preparati ancora oggi con pochi ingredienti semplici e genuini (farina di grano duro, lievito e latte).
Durante le feste di Carnevale si preparano anche gli “Acciuleddi e meli”, dei bastoncini di pasta ottenuta dall’impasto di farina, acqua, zucchero, strutto e uova.
In occasione della Pasqua, invece, si portano in tavola “Li casgiatini”, preparati con un particolare ripieno a base di lischedda (formaggio fresco non salato), ricotta fresca, zucchero e uva passa.
Anche a Tempio Pausania, come in molti altri centri sardi, il Natale è reso più dolce dai papassini, dolci di pasta frolla con uva passa, mandorle, noci e pinoli.
Tra i vini più tipici di Tempio Pausania vi sono: il Karana, vino rosso da tavola a indicazione geografica tipica dei Colli del Limbara (perfetto con piatti saporiti e corposi) ed il Moscato di Tempio, un vino spumante DOC (che ben accompagna dolci e pasticceria in generale).
La posizione ideale della cittadina Gallurese la rende particolarmente adatta per una vacanza in Sardegna che ha l’obiettivo di scoprire la zona della Sardegna nord orientale, la Gallura e la Costa Smeralda in particolare.