La storia di Cuglieri, come quella di tanti simili borghi della Sardegna, è fatta di realtà documentate ma anche di leggende e favole tramandate oralmente dagli anziani del paese.
Come ci testimoniano i diversi elementi litici in selce e ossidiana, Cuglieri, fu abitata fin dal Neolitico antico (5700-5300 a.C.) e fu interessata dalla civiltà nuragica (come dimostrano i numerosi nuraghi monotorre e le dodici tombe dei giganti giunte fino a noi).
Nei pressi dell’odierna Cuglieri – più precisamente tra Santa Caterina di Pittinuri e S’archittu, a18 miglia da Bosa e da Tharros– i cartaginesi fondarono nell’ultimo quarto del VI secolo a.C. la città di Cornus: l’abitato era completato da un’acropoli sul colle di Corchinas (dove si possono ancora individuare i resti della cinta muraria che la proteggeva).
La città fu protagonista, nel 215 a.C., della lotta decisiva che si svolse tra i sardo-punici capeggiati, senza fortuna, da Ampsicora (magistrato supremo di Cornus) e dal figlio Josto contro il console romano Tito Manlio Torquato.
Cornus, passò quindi, sotto il controllo romano e con ogni probabilità, in virtù della sua posizione strategica lungo la strada littoranea, si configurò come un importante centro commerciale.
Quasi sicuramente, vista la presenza al Concilio di Cartagine del 484 del vescovo cornuense Bonifacio, in epoca vandalica e bizantina la cittadina divenne sede vescovile.
Poi, però all’inizio del Medio Evo arrivarono i musulmani del nord Africa (berberi) e Cornus venne abbondonata: gli abitanti si spostarono nell’attuale Cuglieri (chiamata dai romani Gurulis Nova), fondata dagli abitanti di Gurulis Vetus (l’attuale Padria) intorno al II secolo a.C.
Cuglieri, parte del Giudicato di Torres, divenne capitale della curatoria del montiferru; e nel 1160, il fratello del giudice Barisone di Torres, Ottocorre, per difendersi dagli attacchi del Giudicato di Arborea vi fece costruire un castello (Casteddu Ezzu).
Con la caduta del Giudicato di Torres, nel 1259, Cuglieri passò agli Alborea e, un paio di secoli dopo (1410) in seguito alla “resa di san Martino fuori le mure” il borgo ed il suo castello finirono sotto il regno di Sardegna e Corsica.
Poco più tardi, come altri centri sardi, anche Cuglieri venne trasformata in feudo (con i villaggi di Sennariolo, Santu Lussurgiu, Scano, Flussio e Sietefuentes).
Il primo feudatario, Guglielmo di Montañans, nel 1421, cedette i suoi territori a Raimondo Zatrillas.
I Zatrillas amministrarono Cuglieri fino al 1669 e, oltre, ad incentivare l’olivicoltura, ampliarono la chiesa della Madonna della Neve e costruirono il convento dei Servi di Maria.
In seguito alle peripezie di Francesca Zatrillas, ultima feudataria della famiglia, il feudo passò sotto il controllo della Corona ed il castello fu abbandonato a partire dal 1670 (anno in cui fu costruito il convento dei Cappuccini e l’annessa chiesa).
Nel 1821 Cuglieri divenne capoluogo di provincia (sostituendo Bosa); la provincia, che ospitava circa 35000 abitanti comprendeva 25 comuni (suddivisi in 4 distretti: Cuglieri, Bosa, Bortigali, Santu Lussurgiu).
Il decreto Rattazzi, nel 1859, abolì tutte le province della Sardegna (ad eccezione di quelle di Sassari e di Cagliari) e Cuglieri entrò a far parte del Circondario di Oristano e, dunque, della provincia di Cagliari.
Nonostante avesse perso il suo ruolo di capoluogo di provincia, Cuglieri, all’inizio del Novecento, si presentava come un centro ben sviluppato e fiorente, dotato di importanti servizi pubblici (come la banca o l’ufficio postale telegrafico) e di una buona rete elettrica, idraulica e fognaria. Inoltre, il Comune era in grado di assicurare l’assistenza medica gratuita ai più indigenti.
Nel 1924 Cuglieri, venne anche scelta come sede della “Pontificia facoltà teologica della Sardegna”, (la prima facoltà teologica italiana extra urbem) e, quattro anni più tardi, dopo essere stata aggregata alla nuova provincia di Nuoro, ospitò la prima colonia antimalarica dell’isola (Il Sanatorio Vittorio Emanuele III di Cuglieri per i bambini malarici), attiva fino al 1948.
Oggi, Cuglieri, famosa per il suo ottimo olio di oliva, si presenta come un borgo di mare vivace ed orgoglioso delle proprie tradizioni.
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