Sassari, città dalla Nobile Storia

Sassari è stata abitata fin dal Neolitico; nei pressi del Rio Altana, a Perfugas (non lontano dal capoluogo) sono state rinvenute numerose testimonianze (perlopiù pietre lavorate) dei primi insediamenti sardi e, nei dintorni, non mancano fulgide testimonianze del periodo prenuragico e nuragico: pensiamo alle grandiose domus de janas, ai menhir ed ai dolmen di San Bainzu Arca, oppure all’altare megalitico di Monte d’Accoddi (vestigia della cultura di Ozieri e della cultura di Abealzu-Filigosa), o ancora, ai 150 siti archeologici rinvenuti.

Nel VI secolo a.C., le incursioni cartaginesi sfiorarono appena Sassari, mentre i Fenici riuscirono a prendere solamente il Golfo dell’Asinara e a strappare ai nuragici la fortezza del monte Cau (vicino a Sorso).
I Romani, a partire dal 238 a.C., iniziarono a sfruttare il territorio sassarese (in virtù della sua posizione strategica) e sul finire I secolo a.C. venne fondata Turris Lybisonis (l’odierna Porto Torres) che presto si trasformò in un notevole scalo portuale (da qui, partivano per Roma ingenti quantità di prodotti agricoli, coltivati nel fertile entroterra).

La storia dell’attuale Sassari ha inizio nell’Alto Medioevo, quando, a causa delle continue incursioni saracene, gran parte della popolazione di Turris Lybisonis si spostò nell’entroterra.
La città venne menzionata per la prima volta solo intorno al 1130 nel Condaghe (codice medievale scritto in logudorese) di San Pietro in Silki.

Ultima capitale del Giudicato di Torres, Sassari, nel 1294, ottenne lo stato di Libero Comune e, a seguito della promulgazione degli Statuti Sassaresi (che regolavano il funzionamento e l’organizzazione della città), divenne confederata di Genova (anche se, inizialmente, era filo-pisana). In questo stesso periodo, la città visse un notevole sviluppo (economico, ma anche culturale) testimoniato dalla costruzione del palazzo comunale, di numerose chiese e della prima cinta muraria.

Ad Anagni, nel 1295, per volere di Papa Bonifacio VIII, venne firmata la Pace che pose fine al conflitto tra i Catalano-Aragonesi e i Franco-Angioini (scaturito a causa della guerra del Vespro per il controllo della Sicilia).
Papa Bonifacio VIII, in quell’occasione creò il regno di Sardegna (Regnum Sardinia) (“dimenticando” che la Sardegna avesse già un proprio assetto politico-istituzionale) e lo diede, in feudo, agli aragonesi.
L’atto di infeudazione, datato 5 aprile 1297, affermava che “il regno apparteneva alla Chiesa e veniva dato in perpetuo ai re della Corona di Aragona in cambio di un giuramento di vassallaggio e del pagamento di un censo annuo”.

Sassari

Gli aragonesi, non avanzarono subito i loro diritti e il regno venne conquistato territorialmente solo a partire dal 1324 (quando la Corona, alleatasi col Regno giudicale di Arborea) mosse guerra a Pisa (ormai allo sbaraglio).
Sassari, in un primo momento, sostenne gli aragonesi, ma presto iniziarono a farsi sentire gli effetti di una politica feudale alquanto sregolata; la popolazione insorse e a pagarne le spese con la propria vita furono il governatore aragonese e la sua guarnigione.
Dopo un breve periodo di stabilità, la situazione precipitò nuovamente e nel 1329 ci furono nuove sollevazioni popolari (appoggiate dalla Repubblica di Genova e dai Doria, ma duramente represse).

Inevitabilmente, gli Aragonesi entrarono in conflitto con i Doria e anche Sassari pagò le conseguenze della guerra: le forze di Castelgenovese rasero al suolo Sorso.
La città fu messa a dura prova anche da una devastante epidemia di peste; nonostante tutto, però i sassaresi mantennero più vivo che mai il loro spirito d’indipendenza e con Mariano IV e Brancaleone (marito di Eleonora d’Arborea), piegarono gli Aragonesi.

Con i declino dei Giudicati, la città tornò sotto la Corona d’Aragona e conobbe lunghi anni di prosperità e crescita, interrotti, bruscamente, da una terribile crisi economica.
Le difficoltà di Sassari furono accentuate, nel corso del Cinquecento, dalle numerose incursioni di pirati musulmani (che con ogni probabilità utilizzavano come punto d’appoggio l’Asinara).
Particolarmente devastante fu il saccheggio del 1527, coadiuvato dai francesi di Renzo degli Anguillara (alla corte di Francesco I).
Nella seconda metà del XVI secolo, Sassari, rinacque culturalmente: fu aperto un convento di Gesuiti e venne istituita la prima università sarda; il pensiero umanistico e le arti in genere, si diffusero.
Nella prima parte del Settecento, però, la conclusione del poco illuminato regno aragonese coincise con un nuovo periodo di difficoltà.

Nel 1713, in seguito al trattato di Utrech, Sassari, conobbe, per qualche anno la dominazione austriaca; poi, poco più tardi, nel 1720, come tutta la Sardegna passò ai Savoia.
Sul finire del Settecento, Sassari fece da cornice a numerosi moti popolari e tentò di rendersi autonoma da Cagliari.
Preoccupato che la situazione potesse degenerare, il ViceRé Filippo Vivalda, mandò Giovanni Maria Angioy (funzionario e giudice della Reale Udienza); Angioy, rappresentante del Governo con delega dei poteri viceregi, inizialmente provò a riconciliare feudatari e vassalli, ma poi decise di elaborare con i francesi un piano eversivo. Tuttavia, alla fine, in considerazione di quanto stabilito dall’Armistizio di Cherasco e dalla Pace di Parigi, organizzò una marcia antifeudale su Cagliari.
Nello stesso momento, però, il Re accolse buona parte delle richieste fatte precedentemente dai sardi ed Angioy non poté fare altro che fuggire a Parigi.

I Savoia ristabilirono il controllo, ma non sempre riuscirono ad arginare le frequenti rivolte popolari.
La svolta arrivò, quando nel 1836 Carlo Alberto decise di sopprimere le curie feudali e dare il via, un decennio più tardi, al processo di unificazione del territorio sardo.
In quegli stessi anni, Sassari, visse una rinascita culturale, economica e sociale: furono realizzati ospedali, scuole, piazze, nonché una nuova rete fognaria e ferrovia.

Durante la prima Guerra mondiale, la città, grazie alle eroiche imprese della Brigata Sassari, mostrò al mondo il cuore ed il valore dei sardi.
Con l’avvento del Fascismo, l’economia agricola locale trovò nuova linfa anche grazie alla creazione di una grandiosa centrale idroelettrica.
Superato quasi indenne il secondo conflitto mondiale, Sassari, fu protagonista di un notevole boom economico (grazie anche alla fondazione del polo industriale di Porto Torres).
Punto di riferimento del “Capo di sopra”, Sassari, oggi, è una città moderna, a forte vocazione turistica.

Questa è la storia di Sassari che solo in parte rende l’ idea della bellezza della città.
Parleremo nelle pagine collegate del Territorio di Sassari e della sua Costa, delle su Tradizioni con gli eventi e le manifestazioni durante tutto l’ arco dell’ anno ( esempio la Candelora), dei prodotti tipici e di tutto quello che c’è da sapere di Sassari e provincia.
Sassari è la seconda città della Sardegna per numero di abitanti.

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