Sardegna Solidale perchè? Mi viene da pensare che non sarebbe male per un blog chiamato sardegnaospitale parlare di due usanze arcaiche che ancora oggi vivono in Sardegna e si diffondono in tutta Italia.
Vorrei parlare in questo pezzo della Sardegna Solidale, parte integrante ed essenziale di chi ha l’ambizione di fare della ospitalità, come da nome, il suo carattere differenziante.
Eppure, la Sardegna è realmente una terra ospitale, così come tra le sue caratteristiche predominanti, rientra senza ombra di dubbio, la solidarietà dei suoi abitanti.
Secoli fa l’ Imperatore Carlo V, avrebbe definito i sardi “Sardi pocos, locos y mal unidos”
I Sardi in realtà sono pocos: e questo di per sé non è necessariamente un fattore negativo, anzi.
La densità della popolazione sarda è sempre stata assai inferiore alle altre regioni italiane e questo ha regalato a ognuno di noi spazi immensi in cui vivere
I sardi però non possono essere definiti locos: ovvero fessi, stolti e men che meno imbecilli.
Pur dominati nei secoli ( probabilmente proprio per essere pochi numericamente e divisi dalle grandi distanze territoriali) mai la libertà del popolo sardo è stata piegata completamente al potere economico/militare del dominante di turno.
La Sardegna, mai doma, fu una delle ultime aree mediterranee a subire la pax romana
Grandi sono state le battaglie in Terra sarda contro i Romani e i popoli che nei secoli successivi invasero la Sardegna.
Mai il popolo sardo fu annientato.
La resistenza continuò sempre, anche quando pareva impossibile. I Sardi riuscirono a rigenerarsi ogni volta, superando le sconfitte e le umiliazioni subite e ridiventando indipendenti con i quattro Giudicati: sos rennos sardos (i regni sardi).
Anche dopo essere stati sconfitti dagli Spagnoli e poi dai piemontesi, la Sardegna fu tra le prime terre a ribellarsi al sistema feudale e a volgere lo sguardo a un mondo libero, indipendente e unitario, senza perdere mai la propria identità.
Per quanto poi riguarda il Mal Unidos, è qualcosa che solo noi sardi possiamo affermare.
Mal unidos è forse uno sfogo che nel momento stesso in cui si esprime, sparisce, sostituito dall’ orgoglio di essere sardi.
Lo spirito di appartenenza alla Sardegna e di attaccamento alle proprie radici è unico nel panorama nazionale e internazionale.
Sbandierare la bandiera dei 4 mori in giro per il Mondo è un motivo di orgoglio incomprensibile per chi non è sardo.
Per quando riguardo il concreto, la solidarietà sarda è qualcosa che viene da lontano;
basti pensare a usanze arcaiche come s’ajudu torrau o a sa ponidura derivanti direttamente dal Mondo pastorale, quello che più di tutti porta avanti le tradizioni millenarie del popolo sardo.
Così scriveva Alberto La Marmora, nel suo Viaggio in Sardegna riguardo alla Ponidura o paradura.
“Quando un pastore ha subito qualche perdita e vuol rifare il suo gregge, l’usanza gli dà facoltà di fare quel che si dice la ponidura o paradura. Egli compie nel suo villag¬gio, e magari in quelli vicini, una vera questua. Ogni pastore gli dà almeno una bestia giovane, in modo che il danneggiato mette subito insieme un gregge d’un certo valore, senza contrarre alcun obbligo, all’infuori di quello di rendere lo stesso servizio a chi poi lo reclamasse da lui…”
E’ una usanza quella della Paradura che ancora oggi vive come nei secoli passati.
Un pastore che perde il suo gregge ha la solidarietà di tutti gli altri che soffrono insieme a lui e si prodigano per alleviarne il dolore.
ne abbiamo avuto dimostrazione anche negli ultimi anni, quando i pastori sardi hanno regalato 1000 pecore ai pastori umbri colpiti dal terremoto o quando in occasione degli incendi del Montiferro e di Cuglieri, sono arrivati capi di bestiame, attrezzatura varia, balle di fieno, mangimi… per sostenere una economia messa in ginocchio dal fuoco.
Oppure la solidarietà dei pastori sardi resa ancora più forte dagli aiuti provenienti da tutta Italia per Elia, il giovane pastore a cui venne rubato il gregge o per quello a cui il gregge è stato portato via dalla furia dell’ acqua.
Stesso discorso per S’aggiudu Torrau, un sistema di aiuto reciproco in uso nella Sardegna arcaica.
Do ut des, do un facias…. Forme divenute contratti ma che sbocciavano dalla solidarietà tra le genti; sensibilità e volontà di aiutare chi più ne aveva bisogno e necessità di sdebitarsi donando a sua volta quanto prima ricevuto.
Un po quello che oggi il terzo settore cerca di portare avanti a livello nazionale, con iniziative quali la banca del tempo, il banco alimentare, in Sardegna esistevano nei secoli passati e che è arrivato fino ai giorni nostri senza mai perdere il vigore e il sentimento profondo che sempre deve alimentare la solidarietà.
In fin dei conti i Sardi nulla hanno a che fare con “Sardi pocos, locos y mal unidos”