Le origini di Nuoro, ad oggi, sono in buona parte incerte. Certo è che, in virtù della sua particolare collocazione geografica, era già abitata durante il neolitico e l’ eneolitico (come dimostrano le numerose Domus de janas e le necropoli ipogeiche giunte fino ai giorni nostri).
Notevoli, inoltre, i resti di un villaggio prenuragico (databile tra il 1.700-1.600 a.C. ed appartenente alla cultura di Bonnannaro), sito alle pendici del nuraghe Tanca Manna (sul monte Ortobene).Anche il territorio nuorese, dal 1500 a.C. fino all’arrivo dei Romani, conobbe una fiorente Civiltà nuragica (come ci raccontano i tanti nuraghi e le 12 tombe dei giganti presenti nella zona).
La penetrazione romana, in questo angolo di Sardegna, fu forte e decisa e lasciò in eredità un sistema viario capillare (strutturato su 4 arterie stradali principali con direzione nord-sud) e grandi latifondi (destinati alla coltivazione del grano).
Nel 476, in seguito alla caduta dell’Impero romano d’Occidente,
Nuoro (come del resto la Sardegna e l’intera provincia d’Africa) finì, per quasi un secolo, sotto il dominio dei Vandali. Poi, Giustiniano I, Imperatore d\’Oriente, nel 548, riuscì ad annettere la Sardegna all’Impero Bizantino.
A testimonianza di questo particolare periodo storico vi sono, oltre a numerosi documenti di Procopio, una quarantina di lettere di papa Gregorio che raccontavano “una Sardegna romanizzata, cristianizzata e bizantina che conviveva con aggregati cantonali, con popolazioni idolatre e pagane e Gens Barbaricina”. In questo contesto non semplice, nel 594, Bizantini e Barbaricini scesero a patti e, il capo barbaricino Ospitone acconsentì alla conversione al Cristianesimo del suo popolo. Il territorio nuorese, così come il resto dell’isola, fu così affidato ai Benedettini