La Sartiglia di Oristano è una della manifestazioni più importanti di tutta la Sardegna; alla pari di Sant Efisio per Cagliari o della Cavalcata Sarda e i Candelieri per Sassari, anche la Sartiglia è gelosamente custodita nei cuori degli oristanesi.
E’ un appuntamento irrinunciabile, senza continuità di tempo, fin dai secoli passati; non finisce mai! Quando passa il Carnevale, ricomincia l’ organizzazione per l’ anno successivo
In questa occasione sono tanti gli oristanesi sparsi per il Mondo che fanno rientro a casa; è un po come riappropriarsi ogni volta della propria identità.
Mancare a un appuntamento come questo, per un oristanese, vuol dire perdersi un pezzo di vita.
Ma vediamo di cosa si tratta.
La Sartiglia (Sartilla o Sartilia) di Oristano è una “corsa alla stella” di origine medievale; si svolge l’ultima domenica ed il martedì di Carnevale ed è uno degli appuntamenti più spettacolari e coreografici della Sardegna centro-occidentale.
La Sartiglia affonda le sue radici nell’Europa medievale, culla dei giochi di addestramento militare a cavallo (retaggio dei crociati e dei saraceni) e degli spettacolari tornei equestri tra cavalieri.
Anche la Sartiglia di Oristano, così come oggi la conosciamo, nasce come competizione: una corsa all’anello per guadagnare la stella, organizzata per intrattenere e divertire.
Probabilmente istituita nel 1358, fin dall’epoca del Giudicato d’Arborea, presenta numerosi elementi sincretici che uniscono ritualità pagana e cerimoniali di natura religiosa.
La giostra, infatti, è legata alla ciclicità delle stagioni ed ai riti propiziatori per ottenere un buon raccolto.
Anche se non sembra esistano documenti che testimoniano lo svolgimento della Sartiglia durante il Medioevo; si suppone che – per via dei rapporti regolari tra regnanti oristanesi e signorotti dell’Italia dei Comuni del XIII e del XIV secolo, nonché per i frequenti soggiorni dei Giudici in diverse grandi città spagnole – anche nel giudicato d’Arborea nobili e cavalieri si cimentassero in prove di abilità e in giochi di esercitazione militare.
I documenti più antichi relativi alla storia della Sartiglia, custoditi nell’Archivio Storico cittadino, sono rappresentati da un registro datato 1547-48 in cui si fa cenno ad una Sortilla organizzata in onore dell’Imperatore Carlo V (con ogni probabilità nel 1546).
In altri documenti, si fa riferimento all’acquisto nelle botteghe cittadine di materiale utile per la preparazione della corsa.
Da questo particolare si evince che, inizialmente, a farsi carico dell’organizzazione della corsa fosse la stessa autorità comunale e che, solo in seguito, se ne sono occupati i gremi (operanti nella Città Regia a partire dal XVI secolo).
Oggi La Sartiglia non è una semplice riproduzione di una giostra medioevale o l’originale celebrazione dei riti carnevaleschi: è molto di più.
Nella Sartiglia, festa dai mille simboli e dalle forti contraddizioni, convivono emozioni e tradizioni tramandate da centinaia d’anni.
Durante la Sartiglia “scendono in campo” diversi personaggi affascinanti. Conosciamoli insieme:
Gremi: sono le antiche corporazioni delle arti e mestieri.
Fino al XIX secolo Oristano ospitava 7 gremi (Muratori, Scarpari, Ferrari, Falegnami, Figoli, Sarti e Contadini).
Oggi, ne sono rimasti 2, i protagonisti ed i custodi del rito della Sartiglia:
Gremio dei contadini: caratterizzato da una bandiera rossa, organizza la Sartiglia della domenica ed è devoto a S. Giovanni Battista.
Gremio dei falegnami: caratterizzato da una bandiera rosa e azzurra, organizza la Sartiglia del martedì ed è devoto a S. Giuseppe.
Impegnati tutto l’anno nella preparazione dell’evento, si prodigano per assicurarne lo svolgimento sempre e comunque (a prescindere non solo dalle condizioni meteo, ma anche della situazione economica e sociale).
Su Cumponidori: è il capo corsa, una delle figure chiave della festa, o meglio è “il signore della festa”.
Il 2 di febbraio di ogni anno, (Candelora) per tradizione, le massime autorità del Gremio dei Contadini e del Gremio dei Falegnami eleggono il loro Su Cumponidori.
L’investitura avviene con la consegna di un cero benedetto.
La maschera di Su Cumponidori è una maschera androgina, ma in realtà Su Cumponidori non è né maschio e femmina ( erano avanti anche in questo!)
Va precisato che il capo corsa appartenente al gremio dei falegnami indossa una maschera color della cera, mentre quello del gremio dei contadini ne porta una color della terra.
Anche i costumi tradizionali, custoditi gelosamente, sono diversi.
Ad esempio, il gremio dei contadini si contraddistingue per gli sbuffi della camicia raccolti da nastri rossi e per il coietto (la tradizionale giacca) chiuso da lacci di pelle, mentre il gremio rivale porta fiocchi di colore rosa e celeste ed un coietto impreziosito da borchie d’argento a forma di cuore.
Infine, se il capo corsa del gremio di San Giovanni indossa calzoni lunghi e camelia rossa, quello del gremio dei falegnami porta pantaloni lunghi fino alle ginocchia e camelia rosata.
Ricordiamo, inoltre, che Su Cumponidori indossa un nastro della tuba (cappello a cilindro) di colore rosso la domenica e di colore verde il martedì.
Tamburini e Trombettieri: la Sartiglia di Oristano è scandita dal ritmo dei tamburi e dagli squilli di trombe.
La domenica mattina, dopo aver scortato l’araldo a cavallo che annuncia l’inizio della festa e della giostra, tamburini e trombettieri sempre vestiti in curatissimi abiti tradizionali accompagnano tutti i passi principali della festa.
Ecco i ritmi salienti della Sartiglia di Oristano:
Su passu de su Cumponidori (Il passo del Cumponidori, con una rullata e tre squilli di tromba).
Accompagna la vestizione – ed in particolar modo sottolinea il momento esatto in cui is massaieddas si accingono a sistemare sul volto la maschera -, la svestizione e tutti i passaggi che segnano l’inizio di una nuova fase della giostra.
Su Pass’e strada (Il passo della strada).
È un passo di marcia di origine militare che annuncia l’arrivo del corteo della Sartiglia; è eseguito, inoltre, durante il passaggio da via Duomo a via Mazzini e mentre su Cumponidori fa ritorno alla sede del gremio per la svestizione.
Su passu de su segundu Cumponi o de sa gil e su passu de su terzu Cumponi (il passo del secondo e il passo del terzo): sono suonati per accompagnare la discesa in pista del Segundu Cumponi, assistente de su Cumponidori e del Terzu Cumponi, aiutante di campo del capo corsa.
Su passu de s’atru cumponi (Il passo dell’altro Cumponidori): durante la giostra accompagna il su Componidori dell’altro gremio.
Su passu de is bachittas (passo delle bacchette): viene eseguito quando su Cumponidori si reca dal presidente del Gremio per ricevere “sa pippia de maju” (mazzo di mammole, è una sorta di scettro con cui benedice la folla chiudendo la corsa alla stella).
Sa curreba (la corsa): è suonata prima dell’inizio del rito della vestizione, accompagna anche la discesa dei cavalieri, le pariglie acrobatiche ed, infine, scandisce il momento il cui su Cumponidori si spoglia della maschera.
Dal 1861 i trombettieri suonano le prime 6 note dell’inno del Regno D’Italia come stabilito dal Regio Decreto che perpetua il volere di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II (il primo a dichiarare la Sartiglia festa nazionale sarda).
Cavalieri: gli eleganti protagonisti a cavallo sono, da diversi anni, 120 (partecipano 40 pariglie, ciascuna di tre elementi, comprese le due pariglie dei Componidori) ed appartengono all’Associazione Sportiva Dilettantistica “Cavalieri Sa Sartiglia”.
I cavalieri si preparano tutto l’anno per partecipare all’evento: lo testimoniano le straordinarie esibizioni che in più passaggi incantano il pubblico.
La Candelora
Il primo atto ufficiale della Sartiglia di Oristano si svolge in concomitanza con la festa della Candelora.
Da tradizione, infatti, i massimi rappresentanti dei gremi cittadini (s’Oberaiu Majore per il Gremio dei Contadini e il Majorale en Cabo per il Gremio dei Falegnami), il 2 Febbraio, sono incaricati di scegliere il proprio Componidori al termine della funzione religiosa celebrata nella propria chiesa (San Giovanni dei Fiori per i contadini ed la Cattedrale per i falegnami).
La nomina del cavaliere che guiderà la corsa del Gremio dei Falegnami è caratterizzata dall’invocazione “Santu Giuseppi t’assistada” e dalla consegna da parte del Majorale en Cabo al Componidori designato del cero con i nastri rosa e celesti; l’investitura de su Componidori del Gremio dei Contadini avviene, invece, con la consegna da parte de s’Oberaiu Majore di un cero adornato con fiocchi rossi e la recita della preghiera “Santu Giuanni t’aggiudidi”.
Il Bando
Per secoli e secoli l’attività dei banditori ha rappresentato una delle principali fonti di informazione (se non l’unica) per una comunità.
Il banditore non si limitava a comunicare avvisi d’interesse pubblico, ma annunciava anche eventi e cerimonie.
Così, non stupisce che fin dalle sue prime edizioni la corsa della Sartiglia venisse annunciata da un araldo.
Oggi, come allora è proprio un banditore a cavallo, scortato da alfieri, tamburi e trombettieri, che legge il bando ed avvisa, così, dell’inizio della corsa alla stella.
Da tradizione, l’araldo, nella mattina della domenica di quinquagesima, e del martedì successivo, parte da piazza Eleonora (di fronte al Palazzo di Città) e dopo aver percorso il centro storico raggiunge i più vicini borghi, rendendo note “le volontà dell’autorità civica, l’orario d’inizio della gara e i premi riservati ai cavalieri vincitori che, secondo l’antica costumanza, dovranno cimentarsi nelle prove di abilità con la spada e la lancia”.
La vestizione del Componidori (il Capocorsa) rispetta rituali antichi densi di sacralità, attraverso i quali un “semplice uomo” si trasforma in un sacerdote della fecondità, puro e coraggioso.
La mattina della corsa su Componidori (il Capocorsa), raggiunge la casa del presidente del gremio organizzatore e da, qui verso mezzogiorno parte, accompagnato da un corteo, alla volta della sede del gremio.
Il corteo, aperto da tamburini e trombettieri, è composto dalle “massaieddas” (le ragazze vestite con costume tradizionale oristanese che portano sulle corbule gli abiti de su Componidori), da “sa Massaia manna” (colei che da tradizione sovrintende al cerimoniale della vestizione), e dai componenti del gremio di appartenenza (custodi delle spade e degli stocchi per la corsa).
Una volta raggiunta la sede del gremio, dove una piccola folla festante accoglie il corteo, su Componidori raggiunge “sa mesitta”, il tavolo – o meglio un vero e proprio altare – sul quale si compirà il rito.
Da quell’istante, su Cumponidori non potrà più toccare terra (non podit ponnî pei in terra) fino alla svestizione, in quanto si ritiene che qualsiasi contatto con la Grande Madre, possa intaccare la purezza necessaria per trionfare.
Il Cavaliere, che non può toccare neppure i propri abiti, viene vestito dalle sas Massajeddas, giovani guidate dall’abile Massaja Manna.
La vestizione si svolge in un silenzio quasi sacro, interrotto solo da alcuni squilli di tromba e dal rullare dei tamburi che vanno a sottolineare alcuni passaggi particolarmente intensi.
Il culmine della vestizione si raggiunge quando la maschera viene sistemata, con ago e filo, sul viso: in questo istante si assiste alla trasfigurazione, la trasformazioni del Cumponidori in un dio inavvicinabile e inarrivabile.
Quando il rito della vestizione è completato, un artiere, sempre in religioso silenzio, porta in sala il cavallo del capocorsa che viene accompagnato sotto “sa mesitta”.
Dopo aver montato a cavallo (dal tavolo), il presidente del gremio consegna a Cumponidori sa Pippia ‘e Maiu, il doppio mazzo di pervinche e viole mammole, simboli della primavera oramai alle porte (inoltre, brandendola il capocorsa manifesta la propria autorità e, con ampi gesti a forma di croce, impartisce la propria benedizione).
A questo punto, dopo aver salutato tutti i presenti, il Componidori, esce della sala riverso sul cavallo.
Nel piazzale lo attendono, tra la folla, i suoi due aiutanti di campo e tutti i cavalieri.
Dopo aver benedetto e salutato tutti i presenti si compone quindi il corteo diretto alla volta del sagrato della Cattedrale per dare inizio alla corsa alla stella.
Terminato il rito della vestizione, il corteo dei cavalieri guidato dal capocorsa e preceduto dai trombettieri, dai tamburini e dal gremio dei Contadini la domenica e dei Falegnami il martedì, si dirige, verso la Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Qui, su Componidori dopo aver benedetto la folla che lo acclama, consegna sa pipia de maju a s’Oberaju Majore per riceverne le spade con cui effettuerà per tre volte, proprio sotto il nastro verde che sostiene la stella, l’incrocio della propria spada con quella de su Segundu.
Mentre il rullo di tamburi scandisce la solennità del momento ha inizio la corsa alla stella.
Su Componidori è il primo a tentare la sorte cercando di cogliere al gran galoppo il bersaglio, poi tocca ai suoi due aiutanti di campo.
Successivamente potranno cimentarsi nell’impresa tutti i cavalieri cui il capocorsa – in segno di fiducia o di sfida — darà l’onore della spada.
Se il cavaliere prescelto sarà abile potrà vivere il suo momento di gloria e rientrare sul percorso, godendosi l’applauso del pubblico ed il tributo dei tamburini e dei trombettieri .
Quando Su Componidori si riterrà soddisfatto del numero di stelle raccolte per il proprio gremio e per Oristano, farà ritorno sul percorso per restituire le spade alla massima autorità del gremio e ricevere su stocu (lo stocco, la lancia di legno) col quale tenterà ancora una volta di cogliere la Stella.
Va ricordato che questa sorta di lancia, essendo più grossa rispetto alla spada, rende più difficile centrare la stella. Il Componidori che ci riesce, dunque, è osannato quasi come un eroe.
Squilli di trombe e rullo di tamburi annunciano sa Remada, il valoroso atto compiuto da su Componidori che chiude ufficialmente la corsa alla stella riverso sul cavallo, affrontando il percorso a gran galoppo.
La corsa delle pariglie si svolge in via Mazzini, fuori dall’antica città murata. Il portico (“Su Brocci”) che si apre all’inizio della Via Mazzini proietta tutti i protagonisti sul sagrato della chiesa di San Sebastiano; qui, tutti i cavalieri, ad eccezione delle pariglie dei Cumponidoris si esibiscono fino a tardo pomeriggio in spettacolari evoluzioni ed acrobazie in piedi sulla groppa dei propri destrieri.
Apre le serie delle evoluzioni la pariglia de su Componidori, ma va ricordato che per assicurare l’incolumità del capocorsa e del suo importante incarico, questa pariglia ha il divieto di compiere evoluzioni.
Tuttavia, i tre cavalieri eseguono il passaggio con i cavalli appaiati guidati dai cavalieri laterali mentre su Cumponidori esegue il percorso con le mani sulle spalle dei compagni.
Il capocorsa e la sua pariglia poi saranno protagonisti dell’ultimo passaggio sul percorso. La chiusura della corsa è quindi segnata da un’altra Remada del Cumponidori.
Al termine della corsa delle pariglie su Cumponidori, sempre seguito da un allegro corteo, fa ritorno alla sede del gremio per la svestizione, un rito caratterizzato da un’atmosfera festante, che coinvolge l’intera città.
Una volta arrivato, su Cumponidori sempre a cavallo, si avvicina al tavolo, e facendo molta attenzione a non toccare terra, scende dalla sella.
A questo punto, le Massajeddas provvedono a spogliarlo tra il giubilo dei presenti. E’ l’inizio di una grande festa che continuerà fino a notte fonda.
Terminata la Sartiglia, i giorni immediatamente successivi, si ricomincia ad organizzare la Festa per l’ anno che verrà.
per questo la Sartiglia di Oristano non smette mai di essere presente nella vita degli oristanesi più veri e attaccati alle tradizioni della propria città.
Come è vero che a Carnevale ogni scherzo vale è ancor più vero che a Carnevale la Sartiglia non può mancare.[/vc_column_text][vc_column_text]Alexander de Pisa ci omaggia di un suo video sulla Sartiglia.