La Sagra di Sant Efisio a Cagliari si celebra il 1º maggio ed è una delle feste religiose più importanti della Sardegna.
Suggestiva e particolare, non solo coinvolge numerosi gruppi sardi vestiti con il proprio abito tradizionale, ma è anche la più lunga processione religiosa d’Europa: circa 80 chilometri; prevede il pellegrinaggio, da Cagliari, fino al luogo del martirio del Santo, sulla spiaggia di Nora, nel comune di Pula.
Nel 2014 il Comune di Cagliari ha avviato le procedure per l’iscrizione della Festa di Sant’Efisio (e del relativo rito per lo scioglimento del voto) nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Sant’Efisio, martire, nacque da madre pagana e da padre cristiano alle porte di Antiochia (in Asia minore), nel 250 d.C. Ufficiale dell’esercito romano (per questo motivo, il suo simulacro è caratterizzato da abiti militari), fu inviato in Italia a combattere i cristiani. Durante il viaggio, però, fu protagonista di un evento particolare, che lo spinse, addirittura, alla conversione: una croce splendente gli apparve tra le nuvole e, mentre la contemplava, meravigliato, sentì una voce che lo rimproverava per la sue azioni persecutorie nei confronti dei cristiani.
La stessa voce gli svelò, inoltre, di essere destinato al martirio. Una volta giunto a Gaeta, Efisio, si fece battezzare e s’impegnò a battersi contro il paganesimo; inviato in Sardegna, si schierò dalla parte dei cristiani ed iniziò a predicare il Vangelo; in preda al fervore arrivò addirittura a scrivere all’imperatore Diocleziano, invitandolo a convertirsi. Diocleziano, per tutta risposta, lo fece incarcerare e torturare. Le terribili ferite che segnavano il corpo di Sant’Efisio guarirono ad opera di angeli: si gridò al miracolo e molta gente si avvicinò alla religione cristiana.
Indispettito, l’imperatore, condannò a morte Efisio e, in quel di Nora, lo mandò a patibolo. Sant’Efisio, poco prima di essere decapitato (il15 gennaio del 303 d.C.), pregò Dio e gli chiese di proteggere i sardi dai nemici e dalle malattie. Per questo motivo, ancora oggi, i cagliaritani chiedono la sua intercessione e lo celebrano con una magnifica festa.
Nel 1652 la Sardegna fu colpita da una terribile ondata di peste: l’epidemia si era propagata dopo lo sbarco di alcuni marinai catalani ad Alghero.
Cagliari, decimata e stremata, si affidò alla fede ed invocò sant’Efisio: per liberarsi dalla peste, pronunciò un voto solenne. Se il santo fosse riuscito a sconfiggere la “morte nera”, ogni anno l’intera città lo avrebbe celebrato con festeggiamenti ed una processione dal quartiere di Stampace, fino a Nora (luogo del suo martiro). La peste perse virulenza e, dopo le abbondanti piogge del settembre del 1656, l’epidemia cessò. Nel maggio del 1657 venne fatta la prima solenne processione per lo scioglimento del voto fatto dalla Municipalità di Cagliari.
Da allora, ogni mese di maggio, si assiste all’affascinante rito dello scioglimento del voto. Per essere precisi, però bisogna ricordare che Il 1º maggio 1794 il simulacro del santo non venne portato fuori in quanto pochi giorni prima il diffuso malcontento che serpeggiava in città sfociò in una rivolta. La festa, quell’anno, si celebrò il primo di giugno. La fervente devozione non è mai stata fermata neppure dai bombardamenti: durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, Cagliari, era una città distrutta, ma ciononostante la popolazione s’impuntò comunque per fare la processione.
La Prefettura, dopo qualche tentennamento, accolse la richiesta dei fedeli. Quella processione, tra le macerie delle case bombardate e dilaniate, fu senza dubbio una delle più sentite ed appassionate.
I preparativi per la processione – che iniziano il 30 aprile con la vestizione del Santo con tanto di gioielli ex voto – sono organizzati dall’Arciconfraternita del Gonfalone (antica associazione popolare).
E’ compito poi del presidente dell’arciconfraternita e del sacrista maggiore deporre la statua all’interno del cocchio.
La mattina del primo maggio, Su Carradori, preposto alla guida dei buoi che trainano il cocchio, addobba sia il carro che gli animali con campanelli e fiori; poi il Terzo Guardiano a cavallo (scelto dal consiglio d’amministrazione della Confraternita), accompagnato dalla Guardianìa (vestita con frac nero, cilindro e fascia azzurra ai fianchi), raggiunge il Palazzo Civico, dove li aspetta l’Alter Nos, il rappresentante del sindaco di Cagliari e, dunque, del potere civile. L’Alter Nos, è una figura centrale della processione ed un tempo faceva le veci del Viceré di Spagna, l'”Altro Noi”.
E’ caratterizzato dal Toson d’Oro un’onorificenza che è segno della fedeltà al trono spagnolo e sfila, a cavallo, appena dietro il carro del Simulacro, davanti ai fedeli. E’ a lui, inoltre, che spetta la responsabilità del rito dello scioglimento del voto. Da oltre 350 anni questo rito vede la partecipazione non solo della comunità di Cagliari, ma anche di quelle dell’intero percorso processionale (Giorgino, Su Loi, Villa d’Orri, Sarroch, Villa S. Pietro, Pula e Nora) e di migliaia di fedeli provenienti da tutta la Sardegna.
Il gruppo raggiunge, poi, la chiesa di Sant’Efisio per la “Messa dell’Alter Nos”.
Da qui, dopo i tradizionali riti, la statua del Santo, viene sistemata sul cocchio di gala e lascia la chiesa; si forma così il corteo aperto dalle traccas (carri trainati da buoi agghindati con utensili e frutti della terra) seguiti dai gruppi popolari delle province di Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro. Precedono il simulacro del santo: i Cavalieri del Campidano, in sella a cavalli addobbati con coccarde e rosette, seguiti dai cavalieri Miliziani, armati di archibugio, con barrita rossa, corpetto rosso con bottoni dorati e asole bordate di nero, gonnellino, calzoni e gambali.
Sfila poi il terzo guardiano, con lo stendardo dell’Arciconfraternita del Gonfalone, accompagnato dalla Guardiania. Dopo l’Alter Nos, scortato da due mazzieri in livrea del Seicento, troviamo i membri della Confraternita in abito penitenziale e, finalmente, il cocchio dorato con la statua lignea di Sant’Efisio.
L’itinerario della processione, in genere è il seguente: dalla Chiesa di Sant Efisio si dirige in via Azuni e si superano Piazza Yenne, corso Vittorio Emanuele, via Sassari, piazza del Carmine, via Crispi, via Angioy, largo Carlo Felice ed infine, giunge in via Roma, da dove, passando dal ponte della Scafa, si arriva a Nora. Durante il cammino, il corteo fa tappa alla chiesetta di Giorgino (qui, per tradizione, il Santo viene spogliato delle vesti e dei gioielli e rivestito con semplicità). La statua viene poi trasferita in camion – per motivi logistici – alla Maddalena Spiaggia (nei pressi di Capoterra) e raggiunge la chiesetta di Su Loi, Frutti d’oro, e Villa d’Orri (dove viene celebrata la messa solenne).
La prima notte il simulacro ferma a Sarroch per poi proseguire a Villa San Pietro e raggiungere prima Pula (dove nella chiesa di San Giovanni Battista viene celebrata una messa) e poi, in serata, Nora. Il terzo giorno, il simulacro del santo viene esposto nella chiesetta sulla spiaggia di Nora. Dopo il pranzo comunitario, nel tardo pomeriggio, Sant’Efisio viene portato in processione per le rovine di Nora e poi rientra a Pula. La mattina seguente fa ritorno a Cagliari, nella chiesa di Stampace, dove viene festeggiato fino a tarda sera.
L’edizione 2017 della Festa ha visto la partecipazione di 3.000 figuranti provenienti da tutte le regioni storiche sarde.
A bordo delle traccas, c’erano, tra adulti e bambini, altri 228 figuranti, tutti rigorosamente in abito tradizionale. I cavalieri “campidanesi” chiamati a fare da apripista erano 200, seguiti da 56 miliziani.Ricordiamo, infine che nel 2011, dopo 9 secoli, le reliquie di Sant’Efisio han fatto ritorno in Sardegna. Parte dei resti del Santo guerriero, infatti, sono stati donati dall’Arcidiocesi di Pisa al 151° Reggimento fanteria della Brigata Sassari, di stanza nella caserma Monfenera. La Brigata Sassari porta in processione – dalla chiesa di Stampace a quella di Giorgino – una statua in argento, alta 52 centimetri, con all’interno le reliquie del Santo.
La chiesa di Sant’Efisio, nel cuore di Stampace, è uno dei luoghi chiave della festa (è da qui che parte la processione) e sorge sui resti di una chiesetta alto-medioevale, eretta su un ipogeo denominato “Carcere di Sant’Efisio”, in quanto considerato il suo luogo di prigionia.
L’interno della chiesa, caratterizzato da altari policromi e preziosi dipinti, custodisce una lapide di ringraziamento al Santo realizzata dopo la spedizione francese del 1793 ed il conseguente bombardamento di Cagliari da parte della flotta dell’ammiraglio Laurent Truguet.
Nella Chiesa di Stampace sono custodite tre statue di Sant’Efisio:
• La più antica (XVI secolo) è conosciuta come “Sant’Efis sballiau“, ossia “Sant’Efisio sbagliato” perché ha la croce impressa sulla mano sinistra anziché sulla destra.
• La seconda statua risale al XVII secolo ed è posta nella Cappella di Sant’Efisio, è la più famosa, in quanto ogni anno viene portata in processione da Cagliari a Nora.
• La terza statua, probabile opera di Giuseppe Antonio Lonis, è custodita nella nicchia presente in “Sa Cocera”, la stessa stanza in cui, durante l’anno, è ospitato il cocchio dorato.
Il Giovedì Santo, questo simulacro vestito a lutto, fa il “Giro delle 7 Chiese“, mentre il Lunedì dell’Angelo viene portato in processione alla Cattedrale. Inoltre, questa statua viene esposta in chiesa durante il pellegrinaggio di Maggio, da Cagliari a Nora.
La chiesa di Sant’Efisio è completata da una Cripta (accessibile percorrendo una ripida gradinata), considerata, per tradizione, il lugubre luogo dove il martire venne tenuto prigioniero e torturato prima di essere condannato a morte (come testimonia “la colonna del martirio di Efisio”).
A Nora, sorge la chiesetta di Sant’Efisio, un edificio in romanico primitivo, a tre navate. Consacrata, ufficialmente, nel 1102, fu restaurata nel 1656 per volere di Don Alfonso Gualbus Marchese di Palmas (come ringraziamento per essere scampato alla peste).