Basta pronunciare la parola mirto ed è subito Sardegna. Il mirto, infatti, è uno dei simboli dell’isola.
ll liquore di mirto, con il suo inconfondibile aroma ed una gamma di profumi unici e inimitabili, da sempre, chiude pranzi e cene e rende speciali momenti di convivialità.
Il “Myrtus communis”, chiamato anche mortella, è una pianta aromatica tipica della macchia mediterranea.
Diffuso soprattutto in Sardegna ed in Corsica, questo arbusto sempreverde può raggiungere anche i tre metri d’altezza e si caratterizza per le foglie coriacee e persistenti ed i fiori bianchi (ma con sfumature rosate).
Il mirto fiorisce tra maggio e giugno e fruttifica sul finire dell’estate, tra ottobre e novembre.
Dunque, è sempre possibile raccogliere le mirto, mentre le bacche si possono cogliere da novembre a gennaio.
Conosciuto già in tempi antichi, il mirto, secondo i miti greci era legato alla fanciulla Myrsìne, uccisa dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica e poi trasformata da Atena in un arbusto di mirto, I romani, invece, lo consideravano vicino alla dea Venere ed era un simbolo di gloria, della prosperità e dell’amore eterno; i fiori di mirto, per questo, erano spesso presenti durante i banchetti nuziali come segno bene augurante e propiziatorio.
Il mirto, prezioso antiossidante naturale, è considerato – per il suo contenuto in olio essenziale (mirtolo, contenente mirtenolo e geraniolo e canfene), tannini e resine – un’interessante pianta dalle proprietà aromatiche e officinali.
Gli si riconoscono proprietà balsamiche, antisettiche, astringenti e antinfiammatorie e, per questo, è impiegato per la cura di problemi del sistema respiratorio e dell’apparato digerente.
È particolarmente indicato contro la cistite, la cattiva digestione, le emorroidi e le gengiviti.
Le bacche e le foglie di mirto contengono anche acido citrico, vitamina C e acido malico.
Questo composto organico, ricordiamo:
• Supporta l’organismo nel rilascio dell’energia proveniente dal cibo
• Aumenta la resistenza fisica degli atleti e degli sportivi
• Offre un valido supporto durante la fase ipossica dell’allevamento
• Può aiutare ad alleviare i sintomi della fibromialgia cronica, di fatto riducendo il dolore.
Già in epoca medievale era noto per le sue proprietà fitocosmetiche.
Dai suoi fiori, infatti, si era soliti estrarre la cosiddetta “Acqua degli Angeli”, ancora oggi una formidabile alleata della pelle grazie alla sua straordinaria azione tonica e antisettica.
Studi e ricerche ancora in corso, infine, dimostrerebbero altresì la sua validità come antitumorale, nonché regolatore dei livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue.
Infine, come è noto grazie al liquore, il mirto aiuta nel processo digestivo.
I valori nutrizionali del mirto lo rendono un alimento prezioso, ricco di proprietà benefiche, sia per l’interno che per l’esterno dell’organismo, e poco calorico: 100 grammi di bacche apportano solo circa 20 calorie.
Della pianta di mirto non si butta nulla. Dai fiori si ricava un’essenza che viene utilizzata in campo cosmetico.
Le foglie del mirto, contengono numerose sostanze utili per migliorare l’azione del sistema immunitario contro i malanni di stagione; particolarmente ricche di tannino sono anche utilizzabili per la concia delle pelli; una volta essiccate, inoltre, vengono utilizzate per insaporire piatti a base di carne e di pesce.
Con le foglie di mirto si possono preparare:
• un decotto, usato contro bronchite e infiammazioni delle vie respiratorie;
• un infuso, utile contro le emorragie e come astringente in caso di diarrea.
Anche l’olio essenziale che vi si può estrarre, viene consigliato come coadiuvante nella cura di bronchiti, in aromaterapia e per farne suffumigi.
Il legno del mirto, durissimo, si adatta perfettamente a lavori d’intarsio.
Le bacche del mirto, invece, dal tipico colore blu, possono essere consumate al momento e vengono utilizzate per preparare, per infusione alcolica, il celeberrimo liquore di mirto o per aromatizzare carni insaccate.
Il mirto, come è noto, trova largo impiego anche in cucina. Il potere aromatico dei suoi rametti e delle sue foglie arricchisce soprattutto le carni e la selvaggina: dal maialino arrosto – profumato appunto con mirto, ginepro ed alloro – alla carne di manzo fino al pollame ed ai volatili.
I sardi sono soliti fare degli spiedini di carne con un bastoncino di mirto, chiamato sa taccula o grivia.
Le salse a base di bacche sono perfette per accompagnare le preparazioni al forno, ma possono essere utilizzate per aromatizzare dolci e marmellate.
Con il mirto di Sardegna si può anche preparare un particolare e “potente” miele.
Il liquore mirto si ottiene dall’infusione idroalcolica di bacche fresche alle quali poi viene aggiunto zucchero o, in alternativa, del miele; la ricetta classica e tradizionale esige solo l’utilizzo delle bacche scure. Tuttavia, è bene precisare che con le bacche bianche – molto rare – si può ottenere un’altra bevanda alcolica ma dal gusto differente.
Per la preparazione si utilizzano le bacche di mirto mature lasciate a macerare nell’alcol a 90° per 40 giorni.
Saranno poi filtrate e, l’alcol aromatizzato con le bacche, sarà aggiunto a uno sciroppo di acqua e zucchero e imbottigliato.
Il liquore di mirto, con il suo classico colore blu violaceo, potrà essere gustato dopo aver riposato per 1-2 mesi.
Il liquore di mirto, dal sapore amarognolo e dal profumo deciso, bevuto a fine pasto è considerato un ottimo digestivo.
Tuttavia, taluni lo sorseggiano come aperitivo. A prescindere dal momento in cui si consuma, va servito ghiacciato!
Il Mirto da bere non è uno dei famosi vini sardi, ma il più conosciuto liquore o amaro che dir si voglia; ha una gradazione sempre abbastanza elevata, arrivando di media a 45°. Questa gradazione in Sardegna è superata da un altro ” digestivo” ben più forte, l’ acquavite.
La ricetta base del mirto
• 600 grammi Bacche di mirto (utilizzare solo bacche di mirto mature e perfettamente integre)
• 1 litro d’acqua
• 600 grammi di zucchero semolato. In alcune zone della Sardegna il mirto viene preparato sostituendo una parte o tutto lo zucchero con l’equivalente peso di miele (spesso di corbezzolo).
• 1 litro d’alcool puro a 90°
Prima di illustrare il procedimento per preparare il mirto si ricorda che modificando le quantità di acqua e di zucchero si modificherà anche il gusto.
La regola base è che per un litro di essenza – con alcool a 90°- unito con 1 litro di sciroppo si dividerà la gradazione volumetrica dell’alcool per due, quindi si otterrà un liquore che avrà una gradazione di 45° circa.
Se si aumenterà la quantità di sciroppo, si otterrà, di conseguenza, una gradazione minore. Per ottenere un liquore di mirto non troppo dolce, diminuite, invece, la quantità di zucchero di 100 grammi.
In un capiente recipiente a chiusura ermetica, mettete le bacche di mirto – che avrete lavato ed asciugato – e copritele con l’alcool puro.
Poi, lasciate riposare il tutto per almeno 40 giorni in un luogo buio avendo cura, di tanto in tanto, di agitare il recipiente.
Trascorso il “tempo di riposo” filtrate l’alcool dalle bacche di mirto e dai residui e strizzate, senza usare troppa forza, le bacche. Potete utilizzare un canovaccio o della stamina (un tessuto ad armatura tela utilizzato spesso in cucina come filtro o colino). Mentre estraete i succhi e le essenze fate bollire dell’acqua e, sciogliendovi dello zucchero all’interno, preparate uno sciroppo che poi, una volta raffreddato, miscelerete con l’alcool aromatizzato.
Il tutto andrà poi filtrato ed imbottigliato.
Tuttavia, il liquore ottenuto dovrà essere lasciato riposare in un luogo fresco per almeno 30/35 giorni.
Il liquore di mirto può essere preparato in qualsiasi mese dell’anno. Tuttavia, il periodo migliore è quello invernale, quando si raccolgono le bacche nere.