I vitigni e i vini di Sardegna

Vini e vigne della Sardegna

Il nostro territorio ha qualcosa di speciale, che solo prestando la dovuta attenzione a ciò che ci circonda possiamo cogliere fino in fondo.
Siamo nel mezzo di colline e valli che nascondono millenni di storia; la storia che nessuno racconta nei libri ma che noi conosciamo perché tramandataci dai nostri nonni.
La storia di tutti i giorni, fatta di lavoro e di fatica, di gioie e di dolori, di cadute e di ripartenze,…
La storia delle nostre famiglie che hanno vissuto di una economia povera in una terra ricca, prendendo ogni giorno il giusto per andare avanti, condividendo il più con chi meno aveva, lavorando nei campi e accudendo gli animali.
La Provvidenza che aiuta, quella che arriva dal Cielo e che si ritrova in terra nelle tante Chiesette di campagna, antiche e raccolte, sparse sul territorio, luogo di devozione e preghiera fin dai tempi più lontani. Nulla è cambiato nei cuori della gente del posto: campagna, casa, chiesa e il meritato divertimento nei momenti di riposo.
Siamo in una terra baciata dal sole per gran parte dell’anno e percorsa da venti amici che contribuiscono a regalare la temperatura e il clima ideale per far crescere il tesoro della zona.
Il clima Mediterraneo, con le precipitazione limitate, le estate calde e ventilate e gli inverni sempre miti.
E’ qui che nascie il vino unico di Sardegna.  Unico come la nostra terra. E ben lo conoscevano gli antichi abitanti dell’ Isola.
Tracce dei primi vitigni risalgono addirittura al periodo nuragico durante il quale il vino veniva probabilmente utilizzato come merce di scambio, in una economia volta all’ essenziale.
Cannonau, Carignano, Vermentino, Bovale, Nuragus, Monica,Vernaccia, Malvasia… sono solo alcune specie di viti che nei secoli sono state coltivate, dai popoli locale e da quelli che la sardegna l’ hanno dominata.
Sono le stesse viti che oggi fanno la fortuna della enologia sarda, conosciuta oramai in tutto il Mondo, grazie alla qualità e unicità dei suoi vini sempre più preziosi.
cannonau
E così che i Fenici portarono la capacità di innestare viti autoctone e che i Cartaginesi, i Romani, I Bizantini, gli Spagnoli portarono nel tempo altre specie di viti che bene si ambientavano nella natura sarda.
L’ unico periodo di stasi, si ebbe sotto i Savoia che  introdussero leggi (in primis quella contestatissima delle chiudende) che segnarono negativamente per molto tempo lo sviluppo dell’isola, della sua economia prevalentemente agricola pastorale, e della produzione del vino.

In questo periodo, durante il Regno sardo Piemontese,  la Sardegna aveva semplicemente il ruolo di fornire legname, materie prime e uomini utili allo sviluppo del Piemonte.
Ciò nonostante le tradizioni millenarie si conservavano e si tramandavano nei piccoli villagi dell’ interno.
Impossibile rinunciare alla produzione del vino che da sempre costituiva elemento primario della cucina sarda.
Ogni tavola, sebbene povera, presentava il suo vino.

Per ritornare a una produzione degna di nota che avesse un valore riconosciuo anche in termini di esportazione dobbiamo aspettare l’istituzione della Regione Autonoma della Sardegna in seguito alla quale vennero gettate le basi per una svolta definitiva in campo agrario e non solo.
Naquero in questo periodo la Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Sassari e il Consorzio Agrario della Viticoltura di Cagliari, che crearono negli anni nuove figure professionali e nuove tecniche di coltivazione, produzione e commercializzazione del prodotto finito.

Si incrementarono le superfici coltivate, si puntò alla produzione di vino di qualità e si diede vita a decine di cantine sociali.
Praticamente ogni paese aveva la sua cantina dove conferivano il vino i produttori locali che precedentemente realizzavano il vino in proprio, per un consumo prevalentemente famigliare.
Il periodo della vendemmia si trasformava in una festa che riuniva parenti, amici e abitanti del paese.
Canti e balli accompagnavano il raccolto, la spremitura e la trasformazione dell’ uva in vino.
C’ era però un problema. Siamo negli anni  1950-1970 e le politiche volte all’ incremento della produzione raggiunsero lo scopo prefissato.

Venennero però trascurati fattori importanti che mirassero alla ricerca di vini sardi di qualità.

Il consumo locale veniva soddisfatto; l’ esportazione, poteziale traino economico, non ebbe gli esiti sperati. Per via dei costi legati al trasporto e a un vino non all’ altezza, il prodotto, sebbene aumentato in quantità, rimaneva in Sardegna.
Questo portò molti viticoltori a metà degli anni “ 70 ad accettare i contributi di espiantazione offerti dalla CEE, e conseguentemente ad una ennesima riduzione della superficie viticola coltivata. Ne seguì la chiusura di molte cantine sociali e la perdita di interesse da parte degli stessi sardi, alla coltivazione e produzione del vino.
Ci voglio quasi 10 anni per la risalita del vino sardo e la scalata verso posizioni di primissimo piano tra i vini di eccellenza a livello internazionale.
L’ inziativa di alcuni imprenditori locali portò in Sardegna alcune figure di spicco tra i professionisti del settore, come l’ enologo di fama mondiale Giacomo Tachis, che in pochi anni formarono una schiaera di ottimi enologi sardi che puntarono tutto sulla qualità.

Piccole cantine divennero grandi in pochi anni, con decine di riconoscimenti in Italia e nel Mondo.
Vigne di Malvasia
Oggi il vino sardo, Rosso e Bianco vanta grandi nomi nel mondo enologico internazionale:1) Il Vermentino di Gallura
viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna” e “ Alghero Vermentino frizzante”. Importante la Cantina del Vermentino di Monti.
Il Vermentino di Gallura si presenta con un colore giallo paglierino intenso e luminosi riflessi oro, intensi e raffinati profumi di frutta matura a polpa bianca, ginestra, erbe aromatiche.

2) Il Nuragus ( Cagliari e Oristano)
Probabilmente portato dai Fenici, è una vite che produce uva bianca, e che si è adattata ottimamente al terreno e al clima Sardo, tanto da avere da subito una ottima produzione in quantità e solo negli ultimi decenni regalando anche degli ottimi vini di qualità.

Il Nuragus è da sempre un vino di media alcolicità, di colore paglierino delicato, talvolta con leggere sfumature verdoline, sensazioni olfattive di fiori bianchi, mela verde e delicate note agrumate, sapido e piacevolmente fresco al palato.

3) Il Cannonau di Sardegna
Probabilmente il vino più conosciuto, il Cannonau, ebbe una grande espansione nel periodo della dominazione spagnola, facendo pensare che proprio a loro si debba l’ intruduzione delle viti in sardegna, sebbene tracce di esse si avrebbero già nel periodo nuragico.
Occupa la maggior fetta di superficie coltivata, 7500 ettari, buona parte della quale nella provincia di Nuoro ( Cannonau di Jerzu)

Il vino si caratterizza per una finezza tipica e particolare di gusto e profumo variabile da zona a zona; si presenta con una buona struttura e con sensazioni gusto-olfattive che ricordano, nelle diverse espressioni, fiori o frutti rossi, freschi, che virano verso note più mature di confettura
e calde sfumature speziate nella tipologia riserva o liquoroso.

4) Il Carignano del Sulcis
Si tratta di una vite antica, probabilmente introdotta dai Fenici che occupavano la Sardegna meridionale.
La superfice coltivata non è mai stata superiore ai 2000 ettari e proprio per questo, data la scarsità di quantità di uva prodotta, si è sempre puntato alla qualità.
Il Carignano oggi è uno dei vini sardi migliori e maggiormente conosciuti a livello internazionale.

Dal perfetto equilibrio tra il clima, il terreno e questo elegante vitigno nasce un vino di colore rubino intenso tendente al granato, dai profumi caldi e avvolgenti di prugne e marasche, spezie dolci e cioccolato, liquirizia e pepe nero.

5) Il Bovale
Sembra che siano stati gli Spagnoli a introdurre il bovale iberico in Sardegna nel 1300, durante la dominazione spagnola.
Autoctone sarebbe invece il Bovale sardo, conosciuto meglio come ” Si Maristellu”
Cresce e si sviluppa nella zona del Mandrolisai, Nuorese e nel Terralbase, prediligendo terreni sabbiosi da cui si produce un ottimo vino rosso, rosato e nero.
vigna marmilla sardegna
6) Monica di Sardegna
E’ uno dei vitigni più antichi in Sardegna; secondo alcuni sarebbe stati gli spagnoli a portarlo intorno al 1300; secondo altri lo avrebbero introdotto i monaci camaldolesi nel XI secolo
oggi occupa una superficie di 3000 ettari circa, sparsi un po in tutta la Sardegna e in modo particolare in provincia di Cagliari, prediligendo zone mediamente collinari ben soleggiate.

7) Il Moscato
E’ un vino particolarmente dolce la cui pianta madre risale al tempo dei romani, che lo apprezzavano proprio pr la sua particolare dolcezza e amabilità.
Si produce in diverse zone della Sardegna; famoso il moscato della zona di Sorso e Sennori

In Sardegna lo troviamo prevalentemente nei terreni calcarei e soleggiati del basso Campidano e della Romangia e sui substrati granitici della Gallura.
E’ prodotto anche in altre parti di Italia ma il Moscato sardo ha delle qualità inimitabili.
8) Malvasia di Bosa e Malvasia di Cagliari
anche questi vitigni hanno origine antica e dal nome sembrerebbe che i greci e bizantini furono i primi a portarlo in Sardegna.
Produce un fino liquoroso dal colore oro intenso, adatto particolarmente ad essere gustato insieme ai dolci della tradizione sarda.
Quella di Bosa è la migliore e la più conosciuta.
9) La Vernaccia di Oristano
Prodotta tipicamente nella zona di Oristano, prediligendo terreni sabbiosi, è un vino unico con qualità particolari, oggi sempre più riconosciute nell’ ambiente enologico internazionale.
Si tratta di vitgni antichi, introdotti probabilmente dai Fenici nel periodo della nascita di Tharros, nella penisola del Sinis, perla della Costa oristanese
“Questo superbo vino, orgoglio della enologia sarda, deve la sua particolarità ad una maturazione ossidativa di almeno 3-4 anni in botti di rovere o castagno. La presenza di ossigeno favorisce la risalita dei lieviti sulla superficie del vino creando un caratteristico velo denominato “flor”, che contribuisce a formare l’aroma tipico della vernaccia definito con l’antico termine dialettale “murrai””. Quindi a renderla così unica e apprezzata è proprio la lavorazione particolarmente lunga e curata fritto di una tradizione secolare.
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