Sebbene il territorio di Desulo fosse già abitato in epoca preistorica e prenuragica (come dimostrano nuraghi, tombe dei giganti e domus de janas) e conobbe la dominazione romana, le notizie dirette relative la sua storia più remota sono alquanto scarse e frammentarie.
Un falso storico (tratto dalle altrettanto mendaci Carte di Arborea) ricostruiva l’origine di questo centro barbaricino dalla cacciata, o meglio dall’esilio, di un gruppo di cristiani da Calmedia, l’odierna Bosa. Inattendibili anche le fonti che collocavano il villaggio nella Barbagia di Belvì: il paese era, infatti, parte della Curatoria del Mandrolisai, sotto il giudicato di Arborea.
Caduto il giudice d’Arborea, il territorio desulese entrò a far parte del Regnum Sardiniae e a causa dell’atteggiamento alquanto ostile della popolazione, il villaggio fu concesso in feudo prima a Giovanni Deana, suocero del marchese di Oristano, e poi alla famiglia di Leonardo Cubello.
Estinti i Cubello nel 1470, il marchesato passò a Leonardo Alagon; quest’ultimo, però, nel 1477 si vide confiscare il territorio, incorporato definitivamente nel patrimonio reale del regnum Sardiniae, ma agli abitanti fu concesso, per circa 2 secoli, un importante privilegio: quello di essere amministrati da un “official” locale (scelto dal re).
Quando la Sardegna passò sotto il controllo degli Asburgo d’Austria, le rendite civili del Mandrolisai finirono nel feudo concesso a Giovanni Valentino conte di San Martino.
Ovviamente, la popolazione locale, non accettò di buon grado la nuova situazione e tentò, senza fortuna, di liberarsi dal giogo feudale. Desulo, comunque, rimase feudo fino all’ attuazione, dell’Editto delle Chiudende (emanato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I e pubblicato nel 1823).
Con l’avvento dell’Unita d’Italia, anche Desulo si adeguò, con qualche difficoltà, alla nuova situazione politica e sociale.
Oggi, Desulo, è un affascinante borgo montano con una buona vocazione turistica (confermata dall’apertura, negli ultimi anni, di alcuni bed and breakfast e agriturismi).
Desulo, in provincia di Nuoro, si inerpica a quasi 900 metri d’altitudine lungo il versante occidentale del Gennargentu, al confine tra Mandrolisai e Barbagia di Belvì.
Il borgo si estende su una superficie di 74,5 km² ed ospita poco meno di 2.400 abitanti (desulesi o desulesos).
L’abitato confina con i comuni di Aritzo, Arzana, Belvì, Fonni, Ovodda, Tiana, Tonara, Villagrande Strisaili ed è suddiviso in 3 frazioni storiche, ognuna caratterizzata da una forte identità (che si esprime, soprattutto, in occasione di feste religiose e sagre paesane): Asuai, Issiria e Ovolaccio.
I tre rioni, sino agli anni cinquanta separati fisicamente ma anche amministrativamente, furono uniti in seguito alla costruzione della strada Desulo – Fonni.
Desulo è arroccato su un costone che sovrasta una profonda vallata, particolarmente ricca di sorgenti, ricoperta di boschi di lecci, noci, ciliegi roveri e castagni. Il borgo, meta di escursionisti, trekker ed amanti della natura, è punto di partenza perfetto per scoprire la vetta più alta della Sardegna, punta La Marmora, a 1834 m s.l.m. , il Bruncu Spina ed il passo di Tascusì.
Uno degli itinerari più suggestivi è quello inserito nel più vasto “Periplo del Gennargentu” ed attraversa la foresta di Girgini (appartenente proprio al comune di Desulo); si tratta di una foresta di leccio che si estende 530 ha circa, tra il Rio Su Fruscu, Su Pranu ‘e Girgini, S’Elixedda e Genna Eragas. Non è raro incontrare mufloni, aquile reali, cinghiali, martore e altri animali selvatici.
Sul territorio di Desulo vi sono anche alcune interessanti aree archeologiche: la tomba dei giganti di Sa Sedda ‘e s’ena , il nuraghe in località Ura ‘e Sole e le domus de janas di Occile.
Il santo patrono di Desulo è Sant’Antonio Abate – Santo del Fuoco e protettore degli animali – :viene festeggiato il 17 gennaio.
Le celebrazioni iniziano il giorno prima, al tramonto, con l’accessione del falò – che verrà benedetto – di fronte all’antica chiesa dedicata al Santo, nella frazione di Issiria. Seguono, vespri e cena sociale, animata da canti e balli della tradizione.
La seconda Domenica di Giugno, in onore del Santo, viene organizzata una processione che attraversa il Rione di Issiria.
Sempre a gennaio, il rione Asuai accende un fuoco benedetto in onore di San Sebastiano (un tempo invocato contro la peste). Anche in questo caso, il falò è l’occasione per una cena conviviale. La prima domenica di luglio, lo stesso rione, porta il simulacro di San Sebastiano in processione. Accompagnano il sacro corteo gruppi folk ed i piccoli, in costume tradizionale.
Molto scenografico è il Carnevale che vede sfilare le maschere etniche.
Anche Desulo, come tanti altri centri sardi, vive la Settimana Santa con corale, e sentita, partecipazione.
I “riti della Passione” si aprono con la caratteristica processione de Sas Prammas (delle palme), durante la quale le donne sfilano con i colorati, e ricercarti, costumi della tradizione. Il Giovedì Santo, alla, sera si perpetuano il rito della lavanda dei piedi – che vede protagonisti i cresimandi – e dell’ Adorazione del Santissimo Sacramento.
Il Venerdi Santo si apre con la Via Crucis del mattino (che dalla chiesa di San Sebastiano, nella frazione di Asuai giunge alla Parrocchia di Sant’ Antonio Abate, nel rione di Issiria) ed entra nel vivo con la celebrazione del suggestivo rito de “S’iscravamentu”, pittoresca rappresentazione della deposizione del Cristo dalla Croce.
Il giorno di Pasqua, le campane a festa, accompagnano la rappresentazione de “S’incontru”: il simulacro del Cristo Risorto (portato in processione dalla chiesa di Santa Croce) incontra, nel cuore del paese, il simulacro della Madonna (portata in processione dalla Chiesa del Carmelo). Per celebrare la Madonna della Neve (5 agosto), dalla chiesa del Carmelo nel rione di Ovolaccio, parte una suggestiva processione in costume che, dopo aver fatto tappa alla Chiesa di Sant’Antonio Abate. raggiuge la chiesetta campestre nei boschi del passo di Tascusì, a quota 1400 metri. Alle celebrazioni religiose, si accompagnano sagre e manifestazioni.
La prima domenica di settembre si festeggia San Basilio, patrono del rione di Ovolaccio: prima della processione, vengono investite le nuove “Prioresse”.
Dal 1991, sul finire di ottobre, viene organizzato “la Montagna Produce”, un importante evento fieristico inserito, negli ultimi anni, nella nota rassegna “Autunno in Barbagia”.
La fiera promuove e valorizza i prodotti tipici della montagna, l’artigianato artistico e le secolari tradizioni. Tante le iniziative collaterali organizzate per l’occasione: tra tutte, si ricorda il “Premio Letterario della Montagna Montanaru”, riservato ai poeti sardi. Il premio è un chiaro omaggio al poeta Montanaru, al secolo Antioco Casula, che in quel di Desulo nacque nel 1878.
L’economia, la gastronomia e lo sviluppo sociale di Desulo è stato fortemente influenzato dalle attività agro-silvo-pastorali.
Le botteghe artigianali sono impegnate soprattutto nell’intaglio del legno, nella cereria artigianale, nella coltelleria, nella lavorazione delle pelli e nei ricami.
Dovunque, si trovano in vendita due dei manufatti locali più tipici: la bertuledda (piccola bisaccia di stoffa) e su cucuddu (copricapo femminile).
L’abito tradizionale di Desulo, realizzato in orbace o lana e ricchissimo di ricami con fili di seta policromi, è considerato uno dei più belli della Barbagia e, per i suoi colori (rosso, blu e giallo) è un chiaro riferimento alle tre regioni barbaricine (Ollollai, Belvi e Seulo), sebbene, ormai, sia indossato solo in occasione di feste e cerimonie, può capitare di vederlo addosso a qualche anziana del paese.
L’ abito tradizionale femminile risulta composto da un copricapo formato da una cuffietta minuziosamente ricamata su base in panno rosso (su cucuddu), un bustino con ricami in seta (is palettas), una camicia bianca con ricami al collo, ai polsini e sulle spalle (sa camisa); un giacchino (su cippone); una gonna in orbace rosso, con strisce orizzontali blu e gialle (sa camisedda).
La mise è completata da un grembiule ricamato bordato in taffetà azzurro (su saucciu).
Il costume tradizionale maschile prevede il classico copricapo sardo in panno nero a forma tubolare, una camicia ampia, chiusa da due bottoni in filigrana, un paio di pantaloni larghi in cotone bianco (indossati sotto un gonnellino a pieghe in orbace nero) ed un cinturone di cuoio.
Per quanto riguarda la gastronomia desulese, i protagonisti delle tavole sono i salumi (particolarmente gustosi sono i prosciutti e le salsicce), i formaggi e o le ottime carni di suino, ovino e caprino.
I primi piatti sono quelli tipici della Barbagia: l’immancabile “Su pane vrattau” (con Pane carasau bagnato in acqua calda – o brodo – e condito con sugo, formaggio e un uovo), i sos maccarrones cravaos, gnocchetti sardi ottenuti schiacciando la pasta su una particolare superficie bucherellata e i culurgiones, i golosi ravioli ripieni di formaggio o ricotta e aromatizzati con menta.
In un tipico menù desulese non possono mancare “sa bodda”, carne di pecora con patate, “sa vrente”, sanguinaccio di pecora e “su sambeneddu”, il sanguinaccio di maiale.
Il porceddu – maialino – allo spiedo, è cucinato (sempre con infinita pazienza e attenzione) nelle occasioni di festa.
Anche a Desulo, per Sant’Antonio, viene preparato “Su pane in Sappa”, con vino cotto (sappa), semolato, uva passa, mandorle e noci.
Molto diffusi sono anche sos papassinos (per la ricorrenza di Ognissanti) e i bucconettos con nocciole e miele.
Accompagnano i pasti degli ottimi vini sardi: oltre al rosso Cannonau, a Desulo, è molto diffuso il Mandrolisai Rosso Doc, asciutto e dal particolare retrogusto amarognolo.