Quartu Sant’Elena merita una visita non solo per le spiagge da sogno, ma anche per la sua offerta culturale.
Essendo abitata fin da tempi remoti Quartu ospita trentotto nuraghi.
Il principale è il Nuraghe Diana che sorge sulla collinetta Is Mortorius – un’altura a 35 metri sul livello del mare – e risale all’età del bronzo e alla prima età del ferro.
Risulta formato da una torre centrale con copertura a thòlos a cui si aggiungono altre due torri circondate da una cortina muraria.
Nel suo territorio di Quartu sono, inoltre, ancora presenti importanti testimonianze storiche.
Lungo la costa si possono notare i resti di cinque torri d’epoca aragonese (la torre di Carcangiolas, di Foxi, di Sant’Andrea – oggi distrutta, di Mortorio e di Cala Regina) e di diversi fortini (i più interessanti sono quello del Margine Rosso e del Poetto) innalzati per difendere l’abitato dalle incursioni.
Quartu è famosa anche per le sue antiche case costruite semplicemente con làdiri, i tipici mattoni adobe spagnoli realizzati con fango e paglia essiccati al sole).
Le case Campidanesi, completate da solaio, un cortile con pozzo o cisterna e sala dove si faceva il pane (sa dom’e farra) erano piuttosto grandi, spesso affrescate e caratterizzate da pavimentazioni finemente decorate. In occasioni di alcune occasioni particolari – come Monumenti Aperti – è ancora oggi possibile visitarle.
Le più notte sono l’ottocentesca casa Mundicu – Serra con tanto di stalle e magazzini. la casa Portas – Perseu (degli inizi del Novecento), la casa Perra – Cappai, la Casa Basciu – Deiana (una delle più grandi case campidanesi di Quartu) Casa Angioni e Casa Secchi.
Sempre durante Monumenti Aperti è possibile visitabile l’ex cartiera Perra, costruita nel 1911 da L. Frau Puddu e l’ex mattatoio caratterizzato da finestre con arco a sesto acuto.
Quartu Sant’Elena ospita due musei: ” Casa Museo Sa Dom’e Farra (casa della farina) e “Il Ciclo della vita”.
La Casa Museo Sa Dom’e Farra (casa della farina), ospitata in una storica casa campidanese sita in via Umberto I venne fondata nel 1978 dal Cav. Giovanni Battista Musiu.
Piccolo museo etnografico custodisce numerosi reperti della tradizione contadina, oggetti di cultura popolare e la ricostruzione dell’arredo della tipica casa padronale quartese a testimonianza di usi, stili di vita e tradizioni della società sarda dei secoli scorsi.
Nella casa erano presenti due cortili; nel primo si affacciano le stalle dei cavalli e dei buoi, i magazzini, la stanza della macina del grano, cantine, corte dei carri e tutto ciò che riguardava l’azienda; nel secondo invece si affacciano camere da letto, stanza per gli ospiti, sale di ricevimento, magazzini del grano e delle graminacee, stanza della farina e stanza padronale, quindi tutto ciò che riguardava la casa del proprietario terriero.
Fino a poco fa visitabile solo in occasione di Monumenti aperti e altri eventi, dall’ottobre del 2020, è nuova casa de is cantadoris, il Museo Multimediale della Poesia Improvvisata;
si tratta di un percorso tecnologico e interattivo dove il visitatore potrà scoprire l’affascinante e complesso mondo della poesia orale campidanese e non solo.
Il museo etnografico “Il ciclo della vita”, in via Eligio Porcu, venne aperto nel 1998 da Giovanni Musiu ha sede in un’antica casa campidanese del 1800.
Al suo interno ospita circa 8000 oggetti di uso quotidiano, legati alla tradizione sarda dal XVIII al XX secolo. All’interno del museo attraverso i vari oggetti è rappresentato appunto il ciclo della vita di una persona sarda vissuta tra quei secoli.
Quartu Sant’Elena ospita diverse chiese cattoliche, di cui sette parrocchiali, una chiesa parrocchiale greco-ortodossa e una di culto cristiano evangelico pentecostale.
Sorge nel cuore della cittadina ed è la chiesa principale di Quartu Sant’Elena ed è dedicata alla patrona.
L’attuale edificio venne costruito nei primi anni dell’Ottocento sui resti di due precedenti chiese.
La facciata, in stile neoclassico, è affiancata da un alto campanile e dalla torre dell’orologio e risulta completata da un timpano triangolare.
Nella parte inferiore troviamo l’ingresso principale, sovrastato da dentelli classicisti e con porte lignee del 1826.
Nella parte superiore troviamo, invece, una finestra inserita nella lunetta centrale.
L’interno, affrescato, è a croce latina.
Si presenta vasto ed armonioso e risulta costituito da un’aula mono- navata con volta a botte divisa da archi a tutto sesto che scandiscono le tre campate.
All’ingresso si può notare una pregevole bussola intagliata e decorata con argento da un artigiano ancora anonimo nel 1795.
Tra la navata centrale e il transetto sinistro si trova il pulpito marmoreo in stile barocco realizzato da Pietro Pozzo nel 1740 ed ornato da volute, tralci, fiori, festoni di frutta, cherubini, e immagini di Sant’Elena. Otto le cappelle ospitate (tre nella navata di sinistra, tre in quella di destra e due nel transetto).
L’ampia sacrestia è coperta da una volta a padiglione dal cui centro pende un lampadario in cristallo risalente ai primi del Novecento.
Il 19 luglio 2007 è stata insignita del titolo di Basilica pontificia minore.
In via Sant’Antonio è retta dai frati minori francescani (che occupano il convento adiacente, fondato nel 1897 dal padre Ferdinando Diotallevi).
È stata edificata, in stile gotico e neoclassico, a partire dal 1898, sui resti un edificio religioso dedicato a san Gregorio Magno.
La facciata è alta e stretta e si conclude in un timpano triangolare; al centro si può notare il portale, delimitato da una cornice modanata e sovrastato da una lunetta in cui è raffigurato Sant’Antonio col Bambin Gesù.
La chiesa presenta una pianta a croce greca. All’interno della cappella della Vergine di Lourdes si può ammirare un’interessante ricostruzione della Grotta di Massabielle.
Ultimata all’inizio del 2000 è una delle chiese più recenti del cagliaritano.
Opera di Francesco Berarducci si presenta come un edificio moderno e di innovativa concezione.
L’edificio, realizzato in cemento armato, presenta – come ha spiegato Luigi Calcagnile, professore alla facoltà di architettura Valle Giulia dell’università La Sapienza – linee compositive singolari e pareti senza intonaco di reminiscenza brutalista, da un lato si inserisce nell’ambiente con una “carica ascensionale di conquista” e con “l’intrigante metafora della gibbosità collinare” mentre dall’altro riprende i concetti di severa semplicità, praticità e facilità d’accesso della precedente chiesa-capannone.
La configurazione architettonica dell’interno poggia sul concetto liturgico della centralità dell’eucaristia con suggestioni e rimandi alla Chiesa dei primi secoli (architettura paleocristiana). Caratteristica è l’assenza di statue e del tradizionale arredo di banchi con inginocchiatoio, schienale e seduta.
L’intitolazione a santo Stefano, primo martire della cristianità, riprende quella di un’antica chiesetta rurale che ancora alla fine dell’Ottocento sopravviveva nel rione.
La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, affacciata sull’omonima piazza, tra le vie Pellico e Iglesias, è stata eretta il 1 ottobre 1954. Suddivisa in tre navate è molto luminosa.
Merita menzione per le attività ricreative organizzate nell’oratorio parrocchiale.
La chiesa di San Benedetto, in stile gotico-catalano, risale alla fine del XIV secolo e si trova in viale Marconi, nel tratto che va dalla parrocchiale di Sant’Elena verso il Cimitero.
La facciata è a capanna sormontata da un campanile a vela. La campana, dedicata a san Benedetto, risale al 1717.
Attualmente, risulta aperta al pubblico l’11 luglio, in occasione delle celebrazioni di san Benedetto, e nei mese di maggio e di ottobre, per la recita del rosario in onore di Maria Vergine.
La chiesa di Santa Maria di Cepola o Santa Maria bambina si trova in via Santa Maria, nel quartiere Cepola.
Documentata fin dall’XI secolo venne costruita, con ogni probabilità, sui ruderi di una chiesa paleocristiana.
La facciata è sovrastata da un campanile a vela di realizzazione relativamente recente e da alcuni merletti che vennero aggiunti successivamente secondo un’usanza dello stile gotico-catalano molto diffuso a Quartu all’epoca.
L’interno semplice e con pochi arredi ha una pianta rettangolare costituita da una sola navata terminante con un’abside semicircolare.
La chiesa di Sant’Efisio si affaccia sull’omonima piazzetta tra via Garibaldi e via XX Settembre venne costruita nel 1728 in stile barocco.
La facciata, conclusa da un campanile a vela a due archi, è molto semplice come la maggior parte delle chiese costruite in quel periodo.
Il portone è quadrato ed è sovrastato da un rosone attraverso il quale la luce entra all’interno della chiesa.
La Chiesa di Sant’Agata si i trova in piazza Azuni ed è annessa all’ex convento dei frati Cappuccini.
Venne costruita nella seconda metà del XII secolo e poi ricostruita tra il 1280 e il 1300.
Caratterizzata da una modesta facciata a capanna ha una sola navata con volta a botte.
Di fronte alla chiesa si trova la croce giurisdizionale, nota come croce gotica, innalzata, con elementi di spoglio, dai frati cappuccini per segnare i termini della loro proprietà.
È formata da una colonna liscia sovrastata da un capitello romano del I secolo e da una croce tardo gotica della fine del XV secolo Venne tolta dal suo sito nel 1868 con lo scioglimento dell’ordine e venne ritrovata nel 1892 durante dei lavori nella chiesa di Sant’Agata. Venne quindi rimessa al suo posto originario.
La chiesa di San Pietro di Ponte, edificata fra il 1280 e il 1300 – all’interno del cimitero, alla periferia della città – si presenta in parte in stile tardo-romanico e in parte di gusto gotico.
La facciata, coronata da un piccolo campanile a vela ormai privo di campana, è costituita da una bifora, piccola e sproporzionata, e da conci di calcare ben squadrati, mentre archetti pensili di varie forme adornano i tre prospetti. L’interno è mono-navata.
La chiesa di San Luca, di recente costruzione, sorge in cima a una collinetta nella zona del Margine Rosso.
Dalla sua piazza è possibile ammirare un bellissimo scorcio dall’alto del golfo di Cagliari.
Infine, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista è invece attualmente in costruzione nel quartiere di Pitz’e Serra.