Bosa, uno dei borghi più belli d’ Italia

Bosa ha origini molto antiche.
Leggenda vuole che questa città dell’oristanese fu fondata da Calmedia (non è che chiaro se fosse figlia o moglie del mitologico re Sardus Pater), rimasta affascinata dalla valle del Temo.
Come ci raccontano i numerosi resti archeologici giunti fino a noi (in particolar modo, le grotticelle funerarie e le domus de janas) il territorio di Bosa risultava già abitato in epoca preistorica e protostorica.
Pressoché nulle, ad eccezione di due nuraghi siti nei pressi di Monte Furru e di S’Abba Druche, invece le testimonianze riconducibili all’Età del Bronzo e alla civiltà nuragica.

Frammentarie sono anche le notizie relative allo stanziamento fenicio-punico, nella vallata di Messerchimbe.
In età Romana, quasi certamente durante la prima età imperiale, Bosa (che con ogni probabilità sorgeva sulla strada di Tibula Sulcos, presso l’attuale chiesa di San Pietro) divenne un municipio dotato di un proprio ordine di decurioni e di un collegio di quattuorviri (anche qui con poteri giurisdizionali e funzioni di polizia).
Grazie alla presenza del porto di Terridi (protetto dal maestrale dal monte di Sa Sea), il centro romano conobbe sviluppo e prosperità.
Bosa

 

Durante tutto il Medioevo, Bosa, subì le incursioni degli Arabi; tuttavia i continui attacchi non scalfirono la sua importanza: capoluogo della Curatoria di Planargia (Giudicato di Logudoro) fu anche sede vescovile e, prima dell’Anno Mille, vide il completamento della cattedrale dedicata a San Pietro.
Nel 1112, (anche se recentemente questa data è stata messa in discussione) sul colle di Serravalle, venne edificato il castello dei Malaspina.
Gradualmente, la popolazione iniziò a spostarsi ai piedi del maniero (andando a creare quello che noi conosciamo come il quartiere medievale di Sa Costa) e nel corso dei secoli il nucleo urbano della Calameda scomparì.

I Malaspina, nel 1308, decisero di vendere agli arborensi i loro diritti sulla planargia compreso il castello (che, tra l’altro, era stato ampliato per timore degli Aragonesi).
A seguito dell’alleanza tra gli Arborea e gli Aragona, però il castello finì in possesso dello spagnolo Pietro Ortis (con il benestare di entrambe le fazioni).
Nel 1328 Bosa entrò a far parte delle terre extra iudicatum dell’Arborea e, qualche decennio più tardi, “l’alleanza” arborense-aragonese s’inclinò e Bosa passò prima sotto il controllo dei giudici d’Arborea, Ugone III, ed Eleonora e poi, dal primo decennio del 1400, sotto il controllo della Corona d’Aragona.

Bosa

Il castellano di Bosa, Giovanni di Villamarí, nel 1468, ottenne in feudo perpetuo la città e presto, Bosa, in virtù dei sempre maggiori privilegi commerciali, divenne ricca e prospera, tanto che il 30 settembre 1499  venne nominata città imperiale da Ferdinando il Cattolico.

Il declino iniziò però nel 1528 quando la foce del Temo venne ostruita (e con essa il porto) per evitare lo sbarco dei francesi comandati da Andrea Doria.
La seconda metà del Cinquecento fu caratterizzata da grandi cambiamenti, anche culturali.
I cappuccini arrivarono durante il regno di Filippo III di Spagna (1598-1621) e fondarono diverse confraternite e gremi.
I primi anni del Seicento, però, furono funestati da epidemie di peste e violenti incendi, e non stupisce che durante il regno di Carlo II di Spagna il feudo della Planargia era ormai spopolato e poverissimo.

Le cose migliorarono nel corso del Settecento, quando Bosa, passata prima agli Asburgo d’Austria  e poi ai Savoia con il resto della Sardegna, recuperò via via una certa importanza.
Il 4 maggio 1807, per un decreto del re Vittorio Emanuele I, Bosa divenne capoluogo di provincia, anche se nel 1848, in seguito all’abolizione delle province, fu inclusa nella divisione amministrativa di Nuoro (quando, una decina di anni più tardi, le province furono ripristinate Bosa entrò a far parte della Provincia di Sassari fino al 1927, anno in  cui passò alla Provincia di Nuoro).

Nel corso dell’Ottocento la città conobbe un notevole, ma lento incremento demografico, sviluppò diverse attività artigianali (in particolare la concia delle pelli) e ammodernò le vecchie infrastrutture (creando, tra l’altro, un acquedotto e una buona rete fognaria).
L’evoluzione, seppure in termini più modesti, continuò anche nel Novecento.
Oggi, Bosa, passata nel 2005 alla provincia di Oristano, è un importante centro turistico e una delle località balneari maggiormente richieste per le vacanze in Sardegna.

Bosa e il mare

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